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Di bronzo e di legno

Funchal, atto finale

Non inganni il titolo, che echeggia il pezzo di grande successo che Elisa presentò a Sanremo vent’anni or sono; la cosiddetta medaglia di legno – termine con cui si vuole etichettare beffardamente chi arriva quarto – è invece certamente un titolo di merito, costituendo oltre che un piazzamento prestigioso anche una possibilità per il futuro, nel quale basterà un piccolo passo avanti per salire sul podio. E d’altra parte, anche Elisa a quel Festival arrivò solo seconda, e di successi ne ha ben raccolti nel prosieguo; valga pertanto come augurio.

Perché è stato un indubbio complessivo successo di squadra, impreziosito dal bronzo Mixed, che rinnova quello mondiale a distanza di due mesi. Tre qualificazioni e una medaglia sono quello che portiamo a casa, ed è all’incirca quello che ci aspettavamo; ma le maggiori soddisfazioni ci vengono dal modo in cui sono arrivate, con largo anticipo e in lotta per le prime posizioni. Se un paio di cose avessero girato diversamente le medaglie avrebbero potuto essere tre, e anche il bronzo Mixed con un pizzico di fortuna in più avrebbe potuto essere argento.

Nel bilancio complessivo azzurro, poi, non va dimenticata la vittoria di Irene Baroni, vera mattatrice del campionato (come testimonia anche la Butler sua e del compagno Alessandro Gandoglia), e di Cristina Golin nel torneo a coppie Ladies introduttivo, né il buon piazzamento di Buratti-Failla, ancora quarti (accidenti!) nel corrispondente torneo Seniores.

Diamo uno sguardo ai risultati complessivi: il torneo Open teams è stato vinto dall’Olanda, nelle Ladies e nei Seniores si è imposta la Polonia, mentre il Mixed è stato appannaggio della Francia.

Polonia e Israele sono le uniche nazioni ad avere qualificato tutte e quattro le rappresentative per i prossimi mondiali, piazzandole nelle prime otto; con tre qualificate ci sono Italia, Norvegia, Belgio (due volte ottavo!) e Danimarca. La Francia ha fallito per un soffio la terza qualificazione e si è fermata a due con Olanda, Svezia e Germania. Spicca tra le qualificate l’assenza dell’Inghilterra nobile decaduta, le cui rappresentative, pur mai troppo staccate, hanno tutte concluso tra il decimo e il dodicesimo posto.

I risultati complessivi sono quasi ovunque una conferma dei valori espressi nel recente mondiale di Salso. Nell’Open si è ripetuto il duello Olanda-Svizzera che infiammò fino all’ultima carta la finale di aprile, questa volta però con un diverso vincitore. E’ abbastanza ovvio notare che il peso di uno sponsor (ancorché di ottimo livello come Zimmermann) è più facile da ammortizzare in una sequenza di KO, dove ci si può spendere la sua presenza nel momento in cui il risultato non sia in bilico; con la formula del girone all’italiana, nella quale tutti i punti pesano uguale e quelli lasciati per strada contro squadre di secondo piano risultano sempre decisivi, un giocatore sensibilmente inferiore al resto della squadra costa caro. Lo si è visto nell’incredibile sequenza di scontri diretti che il calendario ha incastrato nel finale, in cui i cosiddetti svizzeri schierando sempre i quattro titolari hanno sfiorato l’incredibile rimonta.

Il terzo posto della Norvegia si può definire ordinaria amministrazione; una squadra solida, anche senza Helness, che arriva sempre tra le prime. Semifinale mondiale, podio europeo, un palmares di tutto rispetto. Qui sono usciti presto dalla lotta per la vittoria (ma l’Olanda schiacciasassi l’aveva monopolizzata in pratica per tutto il torneo) e hanno avuto un periodo centrale non brillante, ma sono usciti prepotentemente nel finale, ahimé a nostro danno.

Anche nel campionato Ladies cambio della guardia al vertice: la Polonia, che a Salso fu eliminata dalla Svezia in semifinale, qui si è presa la rivincita, e gli scandinavi sono retrocessi al secondo posto. Il distacco che hanno inflitto al resto del gruppo testimonia di una superiorità che probabilmente durerà nel tempo, anche se le giovanissime israeliane, che a Salso non c’erano e qui hanno preso il bronzo, promettono di inserirsi presto nella lotta per il primato.

Nel campionato seniores c’era una favorita d’obbligo, la Polonia, che ha rispettato il pronostico anche se con una certa fatica. Non inganni il distacco finale di oltre 20 VP, il gruppo di testa è rimasto compatto fino alle ultimissime giornate. I polacchi avevamo dimostrato la loro solidità occupando le prime posizioni del campionato a coppie introduttivo, e con quesa vittoria hanno bissato il successo del mondiale. Anche la seconda classificata, la Danimarca, viene dalla semifinale mondiale, mentre la Svezia, che resistendo al nostro ritorno finale si è aggudicata la medaglia di bronzo, al mondiale non c’era.

Infine il Mixed: anche qui una conferma al vertice, la Francia che ha vinto con un turno di anticipo ripetendo l’oro del mondiale. La Romania che ci ha soffiato l’argento nel finale a Salso si era fermata nei quarti, battuta per un soffio proprio dalla Francia; e l’Italia ha confermato il bronzo mondiale.

Per quanto riguarda le squadre italiane, la squadra Open ha pagato nel finale i punti persi all’inizio. La partenza aveva fatto temere un campionato negativo e anonimo; ma è arrivato presto l’imperioso riscatto, gli italiani hanno inanellato una serie di vittorie convincenti, alcune contro avversari prestigiosi, insediandosi al terzo posto e giungendo a staccare di oltre 20 VP le inseguitrici. L’aspettava però la tagliola del finale terribile, a cui si è unito forse un calo di prestazione: quattro sconfitte negli ultimi cinque incontri ci sono costate il sorpasso da parte della Norvegia.

L’amalgama è riuscito, viene da dire osservando l’andamento del torneo. Versace e Duboin non credo avessero mai giocato insieme ad alto livello e sono partiti maluccio, con errori e inevitabili incomprensioni; ma presto sono cresciuti al punto da diventare trascinanti. E’ un accoppiamento promettente dal punto di vista dell’assortimento caratteriale (i valori tecnici ovviamente sono fuori discussione), ma non so se si tratta di cosa occasionale o definitiva: vedremo. I due senatori hanno fatto da chaperon ai quattro giovani che hanno giocato a ottimi livelli: il merito della rimonta e del piazzamento finale comunque prestigioso va senza dubbio diviso fra tutti, e le Butler molto vicine fra le tre coppie lo testimoniano.

La squadra Ladies ha deluso, senza mezzi termini. La nostra classifica, inizialmente promettente, è stata travolta da una sequenza quasi incredibile di sconfitte schiaccianti, costellate da errori che non corrispondono al valore delle giocatrici, tutte al vertice delle classifiche nazionali da tempo. Qui l’alchimia non ha evidentemente funzionato, ed è inutile e ingeneroso rimestare nella piaga: è andata male, si faccia tesoro a tutti i livelli dell’esperienza negativa.

Il percorso della squadra Seniores è stato simile a quello degli Open. Partenza disastrosa (quart’ultimi dopo il secondo giorno), poi il recupero che è stato più lento e irregolare rispetto alla rimonta travolgente dei colleghi dell’Open, e infine il quarto posto finale con un pizzico di rimpianto, perché avevamo lo scontro diretto con la Svezia terza e l’abbiamo battuta nettamente, ma per operare il sorpasso ci voleva una vittoria larghissima per la quale non ci sono state le occasioni. I punti persi all’inizio hanno quindi pesato eccome; c’è però la soddisfazione di aver rivisto al livello che le compete una squadra che, da Lione in poi, aveva dato l’impressione di essersi un po’ smarrita.

E, dulcis in fundo, l’unica medaglia della spedizione è di nuovo arrivata dalla squadra Mixed. Abbiamo già parlato del travaglio che ha portato qui, con una sostituzione dell’ultimo minuto, la stessa formazione di Salso. E’ una squadra forte, solida e affiatata sia come coppie che come squadra: e lo dimostra la sua capacità di reagire agli eventi negativi, di raddrizzare incontri persi, di rispondere subito con una vittoria a una sconfitta magari inaspettata. Onore quindi a Irene Baroni, Barbara Dessì, Gabriella Manara, Dario Attanasio, Leonardo Cima e Alessandro Gandoglia: in ordine alfabetico ma con doverosa precedenza per le signore.

Il sorriso smagliante di Irene Baroni sul podio, con i calzoncini sbrindellati come se si fosse testé azzuffata con un’avversaria recalcitrante a cederle un ultimo doveroso top, rimane nella nostra memoria come il simbolo della nostra partecipazione a questo europeo.

Enrico Guglielmi

Enrico Guglielmi (GGC001, Tennis Club Genova), socio agonista, scrive per Bridge d'Italia e per BDI Online articoli e commenti sui principali avvenimenti agonistici nazionali e internazionali

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