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Game Over Italy

Lo sfalsamento dei turni prodotto dalla giornata di arresto forzato ha quindi prodotto una semifinale strana, con un turno isolato nella stessa giornata del quarto di finale, e questo ultimo turno altrettanto isolato nella giornata che proseguirà poi con le finali. Quale sarà la finale che ci competerà, lo scopriremo nelle prossime due ore.

Ci mettiamo in campo per questo “dentro o fuori” con Cima-Dessì in aperta contro Zur Campanile-Ginossar e Baroni-Gandoglia in chiusa contro Lin-Willenken.

Primo board, una presa in più per noi. La prendiamo come un buon augurio, ma non è così perché nei tre board successivi segnano i nostri avversari, e chiaramente non ci voleva.
Al board 2 le carte di Est primo di mano in favore di zona sono

Picche J Cuori Q J Quadri K Q J 9 7 6 4 2 Fiori 10 4

Dessì alla ricerca di swing apre di 5 quadri, le gioca contrate, e tutto quello che può incassare sono le sette atout: 800. Lin apre di 1 quadri, poi ripete le quadri sei o sette volte e infine lascia giocare 4 cuori a Baroni. Si fa un po’ tutto in Nord-Sud; e grazie alla caduta di Q-J secchi di cuori si farebbe perfino 6 fiori (slam peraltro orribile, come si può immaginare). Perdiamo 4 MP.
Ne perdiamo molti di più alla successiva, e questa volta la fortuna non c’entra:

Si gioca 3SA dopo l’intervento a picche di Nord. Willenken apre 1 quadri, Gandoglia entra a 1 picche, Lin surlicita a 2 picche. Ora l’americano senza preoccuparsi della fragilità del suo fermo dice 2SA, e la compagna aumenta a tre. Se gioca Ovest tiene due volte a picche, ma si dovrebbe battere lo stesso perché il giocante deve passare per una cuori e una quadri; c’è però un’incomprensione su uno scarto e Baroni in presa con l’Asso di cuori ritorna fiori.
Cima-Dessì, con una sequenza convenzionale, li giocano in Est e l’attacco di J di picche mette rapidamente fine alla mano.
La successiva è ancora contro sistema. Avete queste carte in Sud:

Picche A Cuori 9 8 4 2 Quadri K Q 10 5 4 Fiori 10 7 4

e la licita avversaria va 1 quadri (miglior minore), 1 picche, 2 picche, passo, passo. Riaprite? Cambiate la vostra decisione se l’apertura è di 1 fiori (quadri quarto)?
Ovviamente è molto più facile, quasi automatico, riaprire sulla seconda sequenza; quasi impossibile sulla prima. 3 quadri si fanno, e se la difesa non muove subito cuori se ne fanno anche 4. Dessì, che ha la sesta di picche, dice 3 picche e va inevitabilmente 1 down risparmiando qualcosina, ma è doppio score per USA.
Il parziale è 22-1 per i nostri avversari dopo quattro mani; nelle otto successive marchiamo 8-4 per noi ma la rimonta sembra ormai impossibile, sotto di 44 complessivi. Passano in effetti due mani che spostano parecchi MP, ma 1) non basterebbero comunque 2) li spostano a vantaggio dei nostri avversari.
Questa è la prima:

Gandoglia apre forcing manche a livello 2, Baroni mostra le cuori in sottocolore, Gandoglia con 2 cuori mostra le picche (o 24+ bilanciati) e Irene dice 2 picche relay, che Ovest contra e Nord surcontra. Ora Sud, alla ricerca disperata di uno swing, decide di giocarsela (normalmente in questa sequenza le picche sono quinte); 2 picche surcontrate si fanno giuste, però l’insolito punteggio di 840 non sembra sufficiente a fronte delle 12 prese battenti a quadri o senza atout, in zona.
Gli americani invece vanno addirittura a 7 quadri dove le prese sono per l’appunto solo 12, e l’attacco atout di Dessì impedisce subito una delle linee vincenti (una picche tagliata, l’altra sulla cuori), che però avrebbe richiesto la caduta del 10 di quadri, quindi come minimo comparabile all’impasse di cuori. Le carte sono purtroppo messe in modo da rendere possibile la doppia compressione: la Q di fiori prima delle fiori, il controllo di picche isolato in Ovest. A carte viste la difesa può scartare in modo da mascherare la riuscita dello squeeze: sull’incasso delle sei atout, Est dovrebbe scartare picche, Ovest può scartare le due fiori e 5 carte nobili. Ora il giocante incassa A-K di fiori, e Ovest si chiude con la Q seconda e tre picche. La compressione è avvenuta, ma il giocante non può esserne certo, se non per eventuali (probabili) esitazioni.
Al tavolo gli scarti al tavolo sono stati un po’ più chiarificatori perché Cima, umanamente, ha tenuto la Q di cuori terza e ha sguarnito le picche puntando sul 10 in mano alla compagna: per cui Ginossar non poteva più sbagliare. Sta di fatto che scambiando di posto le due dame nere, il grande diventava infattibile su attacco atout; la penultima chicca del destino.
Perché poi, alla 31, Baroni e Gandoglia chiamano ancora uno slam su un impasse; gli americani ne stanno lontani, e l’impasse manco a dirlo non riesce. Il tempo finisce quindi con un passivo pesante quanto ingiusto, 56-9.

L’Italia aveva, prima di disputare l’ultimo turno, presentato ricorso contro una strana sostituzione avvenuta nelle file americane. Da quello che sono riuscito a capire e ricostruire guardando le formazioni schierate, la squadra americana mista che abbiamo affrontato in semifinale aveva sostituito tre giocatori (un uomo e due donne) al termine del round robin: si suppone per Covid, visto che non sono ammesse sostituzioni per altri motivi. Sta di fatto però che l’uomo sostituito (Willenken), si sia poi ripresentato fresco e riposato a giocare l’ultimo turno del quarto di finale (anche la Lettonia loro avversaria ha infatti sporto reclamo) e abbia poi proseguito giocando tutta la semifinale contro di noi. Non si capisce come possa essere accettato un andirivieni di questo genere, considerando poi che anche se il tampone positivo (che peraltro sembra non abbia visto nessuno) magicamente si negativizza, la persona dovrebbe essere soggetta a una quarantena, se non vado errato.
Sia come sia, il ricorso è stato respinto: accettiamo la decisione, come è sempre doveroso anche quando non la si condivide, ma ne attendiamo con curiosità le motivazioni. Con un’improvvisa decisione dell’ultimo minuto, che sa quasi di contentino (a pensar male, si sa, si fa peccato ma ci si piglia quasi sempre: lo ha detto uno che se ne intendeva), è stata soppressa anche la finale per il terzo e quarto posto per tutte le manifestazioni; pertanto le sconfitte delle semifinali si sono aggiudicate il bronzo ex-aequo.

Finisce così l’avventura italiana a questi mondiali; ed è stata una bella avventura. Tante mani, tante emozioni, tanti ricordi che frullano nella testa e rendono difficile una sintesi di quello che è successo.
Siamo stati competitivi, chi più, chi meno: e questo è l’importante, nel bridge di oggi. E’ il famoso livellamento in alto di cui ho parlato all’inizio del campionato, e che ha aleggiato su tutto il campionato, in tutte le gare. L’impressione è che non ci sia più un favorito “a stacco”, e che la vittoria possa andare indifferentemente, a seconda di come gira in poche smazzate chiave, a una qualsiasi di 5-6 squadre. Nella Bermuda Bowl, la finale Svizzera-Olanda appare abbastanza logica; ma spostando un paio di carte strategiche, sarebbe stata Italia-Inghilterra, o Norvegia-USA.
Quindi bisogna esserci, in questo gruppetto: e noi ci siamo stati. Perfino i Seniores, la delusione maggiore, hanno mostrato nella fase iniziale e in quella finale che, in altre condizioni di forma e motivazione, le possibilità di competere per le prime posizioni sono sempre quelle di Lione.
Molto bene la squadra Mixed; non solo per il piazzamento finale, ma per il round robin comandato per oltre due terzi, con la qualificazione mai in discussione; e per aver combattuto testa a testa in semifinale contro una squadra fortissima, aggressiva e scomoda al tavolo. Poteva andare anche meglio, tutti noi addetti ai lavori che abbiamo seguito l’andamento lo pensiamo: e questo è un pronostico e un augurio.
Sicuramente è positivo il giudizio sulla prestazione della squadra Ladies, il cui rendimento era inizialmente un’incognita; e la partenza tragica autorizzava previsioni non fauste. La squadra si è invece ritrovata e compattata quasi istantaneamente; si è presto posizionata nelle posizioni valide, oscillando tra quinto e settimo posto per tutto il round robin, e qualificandosi con margine. Poi nei quarti abbiamo preso la Svezia, che in questo momento è in vantaggio nella finale: dunque un cliente rognoso, contro il quale abbiamo tenuto in equilibrio il match per quattro round, prima di cedere (non di molto). Malgrado l’età media non verdissima e l’esperienza internazionale già notevole per molte di loro, l’impressione è che ci siano margini di miglioramento, in particolare nell’autostima che la buona prestazione ha sicuramente maturato.
Il discorso sull’Open è complesso. Visti i nomi in gioco, l’eliminazione nei quarti (come a Wuhan) non può essere considerata soddisfacente, anche se sicuramente non ha giocato a nostro favore la raffica pandemica che ha turbato l’andamento dei quarti di finale. Anche la qualificazione è stata a lungo in bilico, ed è stata ottenuta grazie a un rush finale che ha forse oscurato un po’ tutte le stentatezze precedenti.
C’è qualcosa da modificare, non c’è dubbio. Non ho intenzione di addentrarmi in questa sede in gineprai come selezioni, sponsor, e tutte le tensioni contrapposte che rendono sempre difficile partorire, più che una squadra, una metodologia per individuarla. Mi limito a constatare che lo svecchiamento è in atto in molte nazioni; l’Inghilterra è venuta con i ragazzini, che hanno fatto soffrire la multinazionale svizzera. L’Olanda, persi Brink e Drijver, ha buttato dentro Van Lankveld e Van den Bos, trentenni o giù di lì, che ora si giocheranno la coppa. Le svedesi favorite sembrano una scolaresca in vacanza, quando vanno al Palazzo. Vinceranno i giovani, sempre più spesso: prima o poi dovremo prenderne atto e adeguarci.

Resta ancora da vedere – e non è poco – chi si aggiudicherà i titoli di campione del mondo in palio.
LA finale ladies si disputerà tra Svezia e Turchia; nei seniores l’India, che ha eliminato i favoritissimi di USA 1, se la giocherà con la Polonia; e infine i nostri giustizieri di USA 1 si scontreranno nella finale del Mixed con la Francia.
Il titolo più importante, la prestigiosa Bermuda Bowl, verrà disputato tra l’Olanda e la multinazionale che ha sopra incollata l’etichetta di Svizzera (nella quale giocano i due olandesi più famosi): seguiremo nel dettaglio quest’incontro che verrà naturalmente vivisezionato su BBO.
Assistiamo quindi a un derby fratricida in sala aperta tra Van Lankveld-Van den Bos (olandesi d’Olanda) e Brink-Drijver (olandesi di Svizzera), mentre all’altro tavolo Zimmermann e l’uruguagio Piedra affrontano De Wijs-Muller.
La Svizzera parte con un carry-over di 1,4 e subito fa vedere che non le basta, perché l’inizio è tutto suo: al giro di boa di metà primo turno l’eloquente punteggio è 34-0.

Entrambi gli Est difendono a 5 quadri contro 4 cuori imperdibili, ma l’Olanda sale ancora a 5 cuori e il taglio a fiori la condanna.

Nel contratto di 3SA non ci sono modi per produrre la nona presa, ma in Ovest Van Lankveld attacca piccola quadri ed ecco che il 10 adempie alla perfezione questa funzione.

Sull’attacco quadri di De Wijs, il contratto di 4 picche è alla portata dei più piccini; all’altro tavolo Drijver attacca però cuori e le cose si complicano. Piedra liscia l’attacco e prende di Fante il ritorno cuori; ora deve decidere se la picche è divisa o se è 3-1, nel qual caso vince scartando le due fiori sulle quadri se il seme è diviso 4-3. Sceglie questa linea, quindi Asso di picche, sblocco della quadri, cuori al morto ma l’Asso di quadri viene tagliato da Brink che incassa il down.
Incontro finito? Naah, dopo sole sei mani sono avanti gli olandesi doc, che dapprima marcano 16-1 in cinque board, e poi nel sesto esagerano

Con 32 bilanciati di rado 6SA risulta migliore del 50% di un’impasse; però poi ci sono a volte i finali di gioco a migliorare le chances. Qui l’impasse fiori va e quello a quadri no, però poi cade il 10 che ci porta a 11 prese. la dodicesima dovrebbe venire fuori da un finale fiori-cuori, visto che è Est a reggere in entrambi i semi. Attacco cuori preso al morto, impasse di fiori e impasse di quadri;  Van den Bos ritorna Q di fiori e ora il finale sembra scritto, ma Brink tra lo stupore dei commentatori si toglie l’unica comunicazione residua incassando l’Asso di cuori. Stranissimo down. In chiusa tuta un’altra vicenda: Zimmermann prova la sottoapertura bicolore a due cuori; contro, 3 fiori passa o correggi di Piedra, contro che Muller trasforma contento. Attacco atout, e tre giri nel seme lasciano al morto la sola Dama di fiori, che rappresenta al termine l’unica presa del giocante. Otto down, sia pure in prima, corrispondono alla modica cifra di 2000 che sommato al down dell’altra sala significa 19 MP, 36-35 Olanda.
Negli ultimi due board marca 5 la Svizzera e controsorpassa a 40-36, contando il carryover 41,4-36.

Nel secondo tempo escono Brink e Drijver e entrano Gawrys e Klukowski per i pseudo svizzeri, mentre anche gli olandesi avvicendano Van den Bos e Van Lankveld con Van Proijen e Verhees.
Il primo swing è svizzero:

Slam su un impasse, non c’è particolare merito nel chiamarlo o no: però si fa e la Svizzera lo chiama.
Alla 21 Zimmermann e Piedra puniscono 4 picche e marcano 1400, ma a fronte di slam in zona: 1 MP.
Alla 22 invece puniscono gli olandesi con altro effetto:

Sul fiori forte di Muller Piedra entra, De Wijs contra e Zimmermann con mano bianca salta a 4 picche. Est contra e l’Olanda marca 500. A fronte di niente, perché le due carte critiche sono piazzate male e a 5 quadri si cade. Si farebbe 3SA, ma anche Gawrys gioca fiori forte e quando ti ritrovi a 3 picche senza aver nominato la tua quinta nobile ci rimani un po’ male: quindi il polaccosvizzero dice contro e Klukowski non può proprio dire 3SA, board perso. Questo è il motivo per cui molte coppie si limitano a giocare fiori forte quando gli avversari sono rossi, quindi impossibilitati a infastidire più di tanto.
Un succoso +12 per gli orange.
Da qui alla fine del turno è solo Olanda, per un finale di 37-18. Il totale carryover compreso è 73-59.4, Olanda in vantaggio.

Terzo turno, entrambe le squadre completano la loro rotazione; il derby olandese prevede Brink-Drijvers in aperta contro Van Lankveld e Van Den Bos, mentre in chiusa Van Proijen e Verhees affrontano Gawrys e Klukowski.

Si dice che con 24 e due quinte 3SA vada chiamato. Questo a carte viste si batte sempre: un colpo di fiori, e se il giocante liscia si sfonda a quadri; se non liscia, quando cede la cuori (unico modo per arrivare a nove) si usano le fiori per incrociare quadri dalla parte giusta. In pratica per battere bisogna giocare una volta fiori e una volta quadri nelle prime due prese, in qualsiasi ordine. Se si giocano le carte in modo diverso, il giocante riesce ad affrancare o le cuori o le fiori prima di averne cedute cinque.
Ma è difficile giocare a carte viste quando non le si vede; e mentre i commentatori pregustano una battaglia ad alto livello, Verhees attacca picche e sciupa tutto.
Marca solo la Svizzera fin quasi alla fine.

Qui Drijver fa 3SA in Nord: impossibile cedere più di quattro prese, le stesse che paga Verhees che purtroppo sta giocando 4 picche in Sud. Attacco fiori, due giri e cuori; ora non si riesce a scartare le tre cuori perché la quarta fiori viene tagliata; e se si batte atout Ovest incassa il K di cuori. Quindi il giocante ha normalmente fatto l’impasse, ma questo ha solo accelerato la sua fine.
Siamo 35-5 nel tempo, ma negli ultimi quattro board l’Olanda risale fino a -11. Il guadagno principale è questo:

3SA in Sud, a entrambi i tavoli attacco fiori. Verhees sblocca la fiori, entra in mano a picche e muove il 10 di quadri dal morto: la caduta di J-9 gli assegna ormai tre prese nel seme, la mano è fatta.
Brink gioca subito piccola quadri dal morto e si mette in salita, perché ora servono due prese a cuori. Van Lankveld in mano col J di quadri ritorna quadri, Brink mette l’Asso dal morto e gioca la Q di cuori. Prende Van den Bos e gioca un 9 di picche malandrino. Ora Brink sa che se le picche sono 3-3 è down (deve ancora passare per il K di quadri), e deve decidere se mettere l’Asso per bloccare il seme o lisciare un colpo per tagliare le comunicazioni. Forse sviato dal 9 prende subito (da fuori sembra un po’ sotto chance), e quando cede la quadri la difesa incassa il down con K-Q di picche.

Alla fine l’equilibrio regna sovrano: è avanti l’Olanda di uno spicciolo, 97-94,4. Le due squadre hanno dimostrato di equivalersi in queste 48 mani, e nelle prossime l’impressione è che saranno un episodio o due a assegnare il prestigioso trofeo.
In nessuna delle altre tre finali regna un bilanciamento così perfetto dei valori in campo. Nel Ladies la Svezia ha preso un consistente vantaggio sulla Turchia (108-63); nel Seniores la Polona ha preso il largo rispetto all’Indiai (130-87); e infine nel Mixed guida la Francia con 21 MP di vantaggio su USA 1 (107-86). Come si vede, nessuna finale può assolutamente ancora dirsi conclusa, ma in queste tre c’è una squadra al comando e una che insegue; e solo gli ultimi tre tempi di domani, che concluderanno la lunga kermesse, ci diranno se i fuggiaschi manterranno il vantaggio.

Enrico Guglielmi

Enrico Guglielmi (GGC001, Tennis Club Genova), socio agonista, scrive per Bridge d'Italia e per BDI Online articoli e commenti sui principali avvenimenti agonistici nazionali e internazionali

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