FederbridgeHome

Il medioevo prossimo venturo – Civiltà e barbarie

Forse non c’è proprio nulla di cui meravigliarsi e meno ancora dovremmo farlo noi meridionali che abbiamo conosciuto più da vicino il pensiero del grande napoletano Giovanbattista Vico: alle volte sembra proprio che la sua teoria dei corsi e ricorsi storici colga nel segno.

Che il cammino dell’umanità passi dal senso alla fantasia e alla ragione e poi, corrompendosi, ricada in basso, nello stato selvaggio, per riprendere di nuovo il processo ascensivo e iniziare il ricorso della civiltà?
Certo non capita di rado di avere la sensazione di vivere in un processo del genere.

In particolare le valutazioni, le scelte ideologiche e i comportamenti pratici che le European Qualifier in corso hanno stimolato in chi pratica e ha a cuore il gioco del bridge e il mondo dello sport sembrano in generale rappresentare un passaggio cruciale di un tale processo evolutivo (nel bene o nel male).

Vediamo quindi se è possibile capire, attraverso l’analisi dei fatti che in questi giorni hanno occupato le cronache bridgistiche europee, se ci troviamo in una fase di “ricorso” della civiltà o in una fase di caduta nello “stato selvaggio”.

Non sono un filosofo né un sociologo e non mi sono mai cimentato in una ricerca del genere; per cui non credo di poter affermare quale possa essere il primo fatto che caratterizza un alto livello di civiltà, ma sarei propenso a ritenere – forse per deformazione professionale – che il sistema giudiziario, e quindi la tutela dei diritti degli amministrati, costituisce in ogni caso un buon indice di valutazione del grado di civiltà raggiunto in un contesto sociale, tenuto conto, naturalmente, anche della qualità dei diritti riconosciuti.

Nelle società occidentali, considerate da molti (almeno, ed anche con molta convinzione, da parte degli occidentali di cultura democratica) al vertice della civiltà raggiunta dalla umanità, una delle più importanti mete è stata la Dichiarazione universale dei diritti umani adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1948.

Nel preambolo di questa è scritto che “è indispensabile che i diritti umani siano protetti da norme giuridiche”; all’articolo 7 che “Ogni individuo ha diritto ad un’effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge”; e all’articolo 10 che “ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri, nonché della fondatezza di ogni accusa penale che gli venga rivolta”.

Se la realizzazione di questi principi è indice di civiltà, come si devono valutare coloro che pretendono di non rispettarli?

E passando al caso concreto che qui ci appassiona:

  • sostenere che la sentenza di assoluzione resa da un pubblico tribunale deve cedere il passo davanti al giudizio e alla condanna di un soggetto privato o anche di molti soggetti privati realizza i sopradetti principi di civiltà?
  • se non li realizza, ritenersi e dichiararsi più competenti di un pubblico tribunale giustifica e legittima la violazione di quei principi? Cosa o chi può stabilire che una persona ha la competenza che può porla al di sopra del giudizio di un pubblico tribunale? E’ sufficiente un’autoproclamazione? Ma il Giudice quando difetta delle necessarie competenze tecniche non ricorre all’aiuto degli esperti e dei superesperti? E nel caso specifico del quale stiamo occupandoci il Tribunale che ha dichiarato l’assoluzione dell’incolpato non è ricorso all’ausilio degli esperti?
  • in forza di quale diritto può trovare legittimazione la pretesa di imporre o, peggio, riuscire ad imporre in via di fatto una condanna che un tribunale ha negato potersi dichiarare? Del diritto del più forte numericamente, o economicamente o socialmente?

Bene! Diamoci qualche risposta e traiamo e le conclusioni.

Personalmente temo, visto quanto sta accadendo nelle EBL Qualifiers, viste le dichiarazioni che autorevoli personaggi (almeno per le posizioni sociali che occupano nel mondo del bridge) hanno pubblicamente reso e visti i provvedimenti che ai massimi livelli istituzionali sono stati finora adottati, che potremmo trovarci in una fase di caduta verso lo stato selvaggio. (Permettetemi di precisare, per non essere frainteso, che quando parlo di autorevoli personaggi non intendo riferirmi a quelli – sia pur ritenuti grandi bridgisti – che al di qua ed al di là dell’oceano si sono manifestati pronti a linciare il prossimo senza neppure ottenerne prima una confessione sotto tortura.)

Se così fosse, secondo la teoria del nostro filosofo non avremmo difesa e si potrebbe solo attendere che la ruota giri fino a riprendere un processo ascensivo verso la civiltà.

Mi auguro però che intanto la vicenda non ci porti rapidamente fuori del mondo dello sport, come potrebbe accadere se le istituzioni internazionali – WBF in primis – risultassero non poter garantire l’osservanza e il rispetto dei principi fondamentali perché il gioco del bridge possa continuare ad essere riconosciuto come Sport; principi fra i quali è certamente compreso un adeguato sistema di legalità e amministrazione della giustizia.

Il Presidente FIGB
Francesco Ferlazzo Natoli

Potrebbero interessarti anche...

Leggi anche...
Close
Back to top button