Amarcord (10)

La Federazione ha pensato di riproporre, una o due volte a settimana, alcuni articoli pubblicati sulla rivista federale “Bridge d’Italia” negli anni passati, sia del vecchio che del nuovo millennio.
Gli articoli, selezionati tra quelli ritenuti più originali e interessanti senza seguire un percorso prestabilito, tratteranno i temi più diversi spaziando dalla tecnica alla politica, dalla cronaca alla cultura, a firma di autori diversi da Benito Garozzo a Pietro Forquet, da Bruno Sacerdotti Coen a Dino Mazza.
Questa iniziativa non vuole rappresentare soltanto un “amarcord”, così come si è deciso di denominarla, ma l’auspicio è che per i “vecchi” bridgisti possa essere un modo per fare un tuffo nel passato, per i “nuovi” invece sarà una opportunità di farsi un’idea di “come eravamo”.
Poiché le riviste non sono digitalizzate, gli articoli saranno proposti sotto forma di pdf, comunque chiaramente leggibili, e saranno preceduti, se del caso, da una breve presentazione dell’argomento trattato.
Per chi poi volesse approfondire si ricorda che nella apposita sezione del sito ufficiale sono archiviati, come documenti pdf, tutti i numeri della rivista a partire da gennaio 1995.
Buona lettura!
Pierre Schemeil (1921-2006) è stato un giocatore di valore internazionale, l’unico a rappresentare quattro nazioni diverse nei campionati internazionali (Francia, Svizzera, Egitto, Libano): era nato infatti in Egitto ma proveniva da un cocktail di geni franco-libanesi.
Oltre che un top-player dei decenni a cavallo della metà del secolo scorso, era anche un teorico raffinato e un giornalista brillante e ironico. Negli anni ’70-’80 collaborò con Bridge d’Italia che pubblicò la traduzione della sua rubrica “Saggiate il vostro talento”, nella quale presentava problemi di gioco e controgioco difficili e originali, spesso sorprendenti nella soluzione sempre impeccabile.
In uno dei suoi articoli mise alla prova la sua vena istrionica scrivendo le soluzioni dei problemi “alla maniera di”, cioè imitando con ironia lo stile degli altri principali analisti dell’epoca: Reese, Roudinesco, Jais e Trézel e altri “mostri sacri”. Per inquadrare la cosa, si deve ricordare che i grandi bridgisti sono tutti, chi più chi meno, piuttosto permalosi: e non mi sarei stupito se lo scimmiottarli in modo così irriverente avesse peggiorato le sue relazioni personali…
Ovviamente per apprezzare la bravura di Pierre sarebbe preferibile conoscere gli originali, aver assaporato ad esempio lo humour distaccato di Reese – nonché la sua abitudine di modificare il quadro della mano per poi svelarne l’ambientazione corretta nel commento finale – o essere al corrente dello stile colloquiale di Desrousseaux: e questa potrebbe essere una buona occasione per farlo. Ma l’ironia resta comunque assolutamente godibile, così come la chiarezza dell’analisi tecnica.
Nell’ultima soluzione, poi, i protagonisti della scenetta sono gli uomini politici francesi dell’epoca, appena mascherati nel nome ma perfettamente riconoscibili: tanto per chiarire che in termini di iconoclastia il buon Schemeil non si faceva mancare nulla. (Enrico Guglielmi)
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