Viva la matta…

In questo periodo di scarsa o nulla attività, ciascuno di noi si è “inventato” un modo per ingannare come meglio possibile la monotonia: chi gioca al PC, chi legge, chi guarda le “serie” in TV, e così via.
Per contribuire ad offrire una ulteriore occasione di lettura, la Federazione ha pensato di riproporre, una o due volte a settimana, alcuni articoli pubblicati sulla rivista federale “Bridge d’Italia” negli anni passati, sia del vecchio che del nuovo millennio.
Gli articoli, selezionati tra quelli ritenuti più originali e interessanti senza seguire un percorso prestabilito, tratteranno i temi più diversi spaziando dalla tecnica alla politica, dalla cronaca alla cultura, a firma di autori diversi da Benito Garozzo a Pietro Forquet, da Bruno Sacerdotti Coen a Dino Mazza.
Questa iniziativa non vuole rappresentare soltanto un “amarcord”, così come si è deciso di denominarla, ma l’auspicio è che per i “vecchi” bridgisti possa essere un modo per fare un tuffo nel passato, per i “nuovi” invece sarà una opportunità di farsi un’idea di “come eravamo”.
Poiché le riviste non sono digitalizzate, gli articoli saranno proposti sotto forma di pdf, comunque chiaramente leggibili, e saranno preceduti, se del caso, da una breve presentazione dell’argomento trattato.
Per chi poi volesse approfondire si ricorda che nella apposita sezione del sito ufficiale sono archiviati, come documenti pdf, tutti i numeri della rivista a partire da gennaio 1995.
Buona lettura!
L’articolo ripreso oggi, pubblicato sul numero di aprile 1995, si può considerare una vera “chicca”, non per il valore tecnico che è nullo, quanto per la sua valenza culturale.
Si tratta di un breve saggio datato 1940 a firma di Filippo Tommaso Marinetti, poeta e letterato, accademico d’Italia, pluridecorato di guerra, noto al grande pubblico quale autore del “Manifesto del futurismo”.
Già solo per l’origine anglosassone, nome compreso, il bridge non poteva essere considerato da Marinetti in modo benevolo; qui egli elenca punto per punto quelli che ai suoi occhi sono i difetti del gioco e che, alla fine, gli fanno preferire i giochi italiani.
A prescindere dalla bontà o meno delle opinioni espresse, è rilevante notare che, pure in una epoca difficile e tribolata quale quella che ha preceduto la Seconda guerra mondiale, un importante – se pure controverso – esponente della cultura italiana come Filippo Marinetti abbia dedicato un momento di attenzione al nostro gioco.
Così i futuristi vedevano il Bridge… – clicca per leggere l’articolo