Peter Pauncz

Il mondo del Bridge italiano perde uno dei suoi protagonisti. Peter Pauncz ci ha lasciati dopo alcuni mesi di malattia.
Quanta passione, quanto entusiasmo, quanta grinta aveva Peter per il nostro sport. Quanto amore per il Bridge traspariva quando si alterava di fronte a una brutta giocata, anche degli avversari!
Entusiasmo e grinta sono stati i motori di tutta la sua vita, una vita di successo e di scelte coraggiose.
Nato nel 1940 in Ungheria, Peter era adolescente quando iniziavano le prime tensioni di impronta antisovietica. I genitori, preoccupati all’idea che il figlio uscisse di casa e corresse dei rischi, decisero di insegnargli il Bridge, per tenerlo il più possibile al riparo delle mura domestiche.
Quando scoppiò la rivoluzione ungherese Peter aveva 15 anni. Lasciò il suo Paese natale per trascorrere un breve periodo da un parente a Vienna, in attesa di essere accolto da uno degli altri parenti che aveva in altri stati esteri e a cui aveva chiesto ospitalità. Raggiunse poi l’Italia e venne ospitato a casa di una zia a Firenze, la città in cui trascorse praticamente tutta la sua vita.
“Vola solo chi osa farlo” e Peter sicuramente sapeva osare. Ancora giovanissimo, con brillante furbizia si avvicinò all’allenatore dell’epoca della Fiorentina, l’ungherese Nándor Hidegkuti, fingendo di conoscerlo da sempre. “Come, non ti ricordi di me? Io ti posso aiutare molto con l’italiano!” disse, prendendo “in contropiede” lo stesso coach. Diventando il suo traduttore ufficiale, ebbe l’opportunità di conoscere tutti i più grandi calciatori della serie A.
Sul lavoro ebbe molto successo come agente della Seat, l’azienda che si occupava di redigere le Pagine Gialle. Come venditore aveva una rigida morale personale, e offriva alle aziende solo i prodotti di cui avevano realmente bisogno per la propria impresa, così conquistandosi la fiducia di tutti i suoi clienti, che lo rispettavano e stimavano e seguivano i suoi consigli con fiducia.
Ha sempre continuato a giocare Bridge, passione della sua vita, dapprima nei locali nel centro di Firenze e poi nelle Associazioni, rivestendo anche l’incarico dirigenziale di Presidente del Circolo di Firenze.
Onesto anche con se stesso, voleva avere una misura chiara del proprio valore e continuare a migliorare, così, anche dopo aver raggiunto un buon livello, ha ingaggiato alcuni campioni per giocare in coppia e squadra con loro e diventare sempre più bravo. Era sempre presente a tutte le più importanti competizioni del calendario agonistico nazionale, dove giocava il più delle volte nella massima serie. Molto spesso ha partecipato anche a competizioni internazionali. La vittoria che più gli ha dato soddisfazione è stata conquistare il trofeo del Festival di Montegrotto nel 2015.
È stato anche il capitano di quell’Italia Senior che ha conquistato il quinto posto ai Campionati europei di Budapest del 2016.
Sentiva un vero e proprio feeling con il Bridge e questo lo portava a seguire anche molto l’istinto e l’intuizione, grazie ai quali ha spesso ottenuto ottimi risultati.
Peter ha conquistato tre medaglie d’argento (Coppa Italia Over 60 2015, Campionato di Società Sportive a squadre 2016, Campionato a coppie Over 60 2016) e cinque di bronzo (Coppa Italia Senior 2007, 2017 e 2018, Campionati italiani a squadre Open 2010 e 2016).
Ha amato immensamente il Bridge, e il mondo del Bridge gli ha restituito tutto questo amore nel momento del bisogno. Quando si è ammalato, e purtroppo non poteva più camminare, grazie al meraviglioso impegno dell’amica Daniela Sacchi, Peter ha potuto continuare a giocare. Almeno due o tre volte alla settimana Daniela organizzava a casa di Peter dei duplicati con giocatori di Firenze. Questi incontri sono stati importantissimi nel dargli sollievo e nell’aiutarlo ad affrontare i mesi di malattia, trasmettendogli una grandissima energia ed entusiasmo. Poco prima di andarsene, Peter ha detto di essere commosso dallo spirito di amicizia e dall’affetto che si respirava in questi tornei organizzati insieme.
“Ho imparato che questi piccoli tornei organizzati a casa sono stati i più importanti della mia vita, più dei campionati e delle altre manifestazioni che avrei potuto vincere.” ha dichiarato.
Alla moglie Elizabeth, ai figli Michele ed Alessandra e ai tre nipoti di Peter, l’abbraccio di tutto il Bridge italiano.