Amarcord

In questo periodo di scarsa o nulla attività, ciascuno di noi si è “inventato” un modo per ingannare come meglio possibile la monotonia: chi gioca al PC, chi legge, chi guarda le “serie” in TV, e così via.
Per contribuire ad offrire una ulteriore occasione di lettura, la Federazione ha pensato di riproporre, una o due volte a settimana, alcuni articoli pubblicati sulla rivista federale “Bridge d’Italia” negli anni passati, sia del vecchio che del nuovo millennio.
Gli articoli, selezionati tra quelli ritenuti più originali e interessanti senza seguire un percorso prestabilito, tratteranno i temi più diversi spaziando dalla tecnica alla politica, dalla cronaca alla cultura, a firma di autori diversi da Benito Garozzo a Pietro Forquet, da Bruno Sacerdotti Coen a Dino Mazza.
Questa iniziativa non vuole rappresentare soltanto un “amarcord”, così come si è deciso di denominarla, ma l’auspicio è che per i “vecchi” bridgisti possa essere un modo per fare un tuffo nel passato, per i “nuovi” invece sarà una opportunità di farsi un’idea di “come eravamo”.
Poiché le riviste non sono digitalizzate, gli articoli saranno proposti sotto forma di pdf, comunque chiaramente leggibili, e saranno preceduti, se del caso, da una breve presentazione dell’argomento trattato.
Per chi poi volesse approfondire si ricorda che nella apposita sezione del sito ufficiale sono archiviati, come documenti pdf, tutti i numeri della rivista a partire da gennaio 1995.
Buona lettura!
Il primo articolo scelto per questa rassegna, pubblicato sul numero di settembre 1995, porta la firma del direttore della rivista Bruno Sacerdotti Coen.
Dopo gli avventurosi anni ’80 del secolo scorso, nella prima metà dell’ultimo decennio con la nascita nel 1993 del World Wide Web (www) si assiste nel mondo all’esplosione di “internet” e delle sue applicazioni.
Nell’articolo qui ripreso non è rilevante l’aspetto tecnico ma quello storico perché rappresenta una pietra miliare per il nostro mondo: internet entra in Federazione, oggi si direbbe la normalità ma allora quasi una rivoluzione.
Certamente a leggerlo oggi fa anche sorridere: in 25 anni il mondo è davvero cambiato.
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