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I Balconi

Ore 18: scatta l’ora dell’orgoglio nazionale. Siamo in guerra e guerra sia: tutti all’aperto, bandiere tricolori e voci al vento.
Si comincia e finisce con l’Inno di Mameli come ad una premiazione di Salso dove avevamo costituito un bel trio: io, Silvia e Gianluca. Sarà una delle cose belle che torneremo a fare e sicuramente la sala si unirà a noi con rinnovata consapevolezza.
Sui nostri balconi la playlist giornaliera si arricchisce e il vicino Piero, che ci scuote con i suoi Watt, inventa sempre nuove proposte tenendo in considerazione le svariate richieste dei condomini. Le parole si adeguano al momento.
Io penso positivo sperando di non esserlo.
Lasciatemi cantare col cellulare in mano, perché non ricordo tutte le parole e dire che sono un italiano.
Va’ pensiero sull’ali dorate, va’ ti posa sui clivi e sui colli, almeno tu dato che a noi è rimasto solo il tragitto per il cassonetto e poco altro.
Molti mi chiedono: “Ma perché vai a fare quelle sceneggiate?”. La prima sera è stato per curiosità, la seconda per divertimento, la terza sera volevo smettere, poi però scambio due parole con la mia vicina alla finestra, che mi fa: “Bello vero? Pensa che io sono perennemente in lacrime, dalla paura, dal pensiero dei miei cari. Quando usciamo a cantare però mi sento bene.”
Allora vado a sgolarmi al freddo e non ho più dubbi.

BBO

Una capatina al mattino, un bell’allenamento il pomeriggio e via di torneo la sera. Dove? Su BBO naturalmente. E se non trovo un partner mi metto a guardare quelli bravi, come ci consiglia la grande sorella vip: FIGB.
Quelli bravi, ma dove sono? Che razza di attacco fa Ovest? E perché Sud non batte le atout così si incassa tutte le quadri grazie alla divisione 3-3? Perché non ha scelto di sviluppare le cuori quando bastava cedere due levée al fianco non pericoloso e le fiori erano tutte buone? Siamo tutti campioni con la visione di 52 carte e con GIB che ci segnala come fare più prese possibile.
Poi, quando tocca a noi sederci a quel tavolino colorato, noi sì che combiniamo una castroneria dietro l’altra! Allora entriamo in modalità scusa scolastica: “il mio compagno è un somaro”, “scusa ero distratto, mi ha suonato il telefono”, “sì lo sapevo, ma mio figlio vuole che gli faccia i compiti”, “certo che potevo incassare la cuori, ma sapessi cosa mi stava dicendo mia moglie!”, ecc. ecc.

La pizza

Basta PC! È l’ora della pizza. La seconda mamma di tutti gli italiani che sono gli unici al mondo a non averne una sola. Alta, bassa, soffice, croccante, profumata, col marcato accento del Sud. Che bello mangiarla insieme agli amici… Gli amici! Dove saranno finiti tutti? Ci pensi un po’ e la mozzarella non la digerisci più, il lievito si rifiuta di acquietarsi e ti svegli alle due di notte assetato con strani pensieri: “Si può diventare amici davanti a una pizza?”. È una domanda strana che mi ha sempre tormentato e a rischio di farvi invocare il grande capo di romana appartenenza vorrei dirlo: secondo me le amicizie non nascono davanti a un buon piatto, ma (scusate) facendosi il mazzo davanti a un problema da affrontare. È quando vedi uno che si fa in quattro per te per le cose che proprio non ce la fai ad aggiustare e non si ferma finché non ha condiviso ogni tua battaglia, allora quell’essere umano, finora estraneo, non esce più dalla tua mente e dalla tua anima. Come non pensare ai medici e a tutti gli operatori sanitari che in questi giorni stanno rischiando la vita per la comunità? Chi non vorrebbe abbracciarli e dir loro: posso venire a trovarti quando tutto è finito? Vorrei venire a mangiare una pizza a casa tua! Perché con te sarà buonissima. Perché voglio liberarmi di tanti rapporti di carta e costruirne qualcuno con la calce e i mattoni.

Va tutto bene

Superati i quindici giorni di isolamento le cose iniziano a diventare tutte uguali, le ore si avvicendano un po’ stantie. Immersi in una clausura monacale non voluta, abbiamo due possibilità: o imparare a cogliere tutto ciò che di bello ci offre l’istante, pur col cuore addolorato al pensiero di chi ci ha lasciato, o vivere tutto col fastidio di chi soffre troppo la mancanza di libertà. Inutile dirlo: quanti si lasciano trascinare nella modalità due!
Stufo di tutto, non sai se è lunedì o venerdì. E dire che quando dovevi mettere la sveglia non ti saresti sbagliato. Annullati i riti, quelli religiosi della messa domenicale e quelli laici dello spritz serale, non senti più il pulsare del tempo. Al mattino ti risvegli come nel film Ricomincio da capo (Groundhog Day, il giorno della marmotta), sperando che qualcosa vada meglio delle precedenti 24 ore. Cerchi un po’ d’Africa in giardino fra l’oleandro e il baobab. Ti aggrappi ai social e scopri e condividi e invii a tutti lo slogan del momento: Andrà tutto bene! Andrà tutto, ma tutto bene, fidati! Hai paura di ammalarti? Dai, andrà tutto bene! Sei stranito e non vedi la fine del tunnel? Dai, dai, andrà tutto bene. Hai il conto in rosso e tua moglie ti ha stufato? Dai, dai, dai! Andrà tutto bene.
Un amico giornalista ha scritto che è un imbroglio dire ai nostri figli soltanto che andrà tutto bene, che è molto meglio stringerli dicendo che VA TUTTO BENE, perché loro, come noi, hanno più bisogno dell’abbraccio di oggi che della promessa di domani.

Daniele Donati

Daniele Donati (DNL185, Ass. Rimini Bridge), di Rimini, è il padre di Giovanni Donati, giovane dal conclamato talento, mascotte del bridge italiano.

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