National Americano a Memphis (2)

A Memphis si è conclusa la prima gara di punta: il Key Platinum Pairs. Il torneo a coppie, della durata di tre giorni, era riservato ai giocatori che rispondono ad almeno uno dei seguenti criteri: hanno guadagnato almeno 50 punti platino (secondo la classificazione americana) nell’ultimo triennio, hanno guadagnato almeno 200 punti platino nella propria vita o hanno raggiunto la qualifica di Platinum Life Master o Grand Life Master. Non serve essere esperti di attribuzione di punteggi da parte della American Contract Bridge League per comprendere il prestigio di questa competizione.
La decima edizione del Key Platinum Pairs è stata vinta da Zia Mahmood e Curtis Cheek. Un finale che appariva scontato, data la straordinaria ultima sessione della coppia, ma che in realtà è stato caratterizzato dal “dramma agonistico” di una revisione arbitrale, senza la quale l’epilogo sarebbe stato ben diverso.
Ore 22.30. A quattro mani dalla fine della lunga maratona di tre giorni, Mahmood-Cheek sembrano irraggiungibili, tanto che i giornalisti già digitano i loro cognomi nei titoli dei propri articoli. Ore 22.45. Dopo il penultimo turno disastroso, i due sono ancora in testa, ma questa volta sono inseguiti da vicino da Barry Rigal, Presidente dell’Associazione Internazionale dei giornalisti di Bridge, e Glenn Milgrim. Tutto sarà deciso dagli ultimi due board. Ore 22.59. Mentre alcuni tavoli hanno già finito di giocare e in altri l’ultima smazzata è ancora in corso, Zia Mahmood, che è fra quelli che hanno completato la pila di mani, si alza e va dall’arbitro per sporgere un reclamo su un board precedente. Il giovane direttore replica che si tratta di una decisione complicata e che il caso verrà esaminato una volta uscita la classifica finale, se risulterà avere influenza sulla graduatoria. Pochi minuti dopo, si compie l’incubo di ogni arbitro: Mahmood-Cheek risultano secondi, quindi bisogna procedere a esaminare il caso sollevato da Mahmood, perché effettivamente può ribaltare il primo e il secondo posto. Sarà un artificiale – qualsiasi sia la decisione – provvedimento dettato dal codice a stabilire quali nomi saranno impressi nella storia. Al momento, vincitori finali, ma non definitivi, sono Rigal-Milgrim, felici ma consapevoli che questo trionfo può svanire in un momento.
Ecco quello che Zia contestava. A circa metà gara, era dichiarante a 3SA. La smazzata:
L’avversario, in Ovest, ha attaccato con il 4. Quello che Zia lamentava, era che Est avesse impiegato molto tempo per rispondere a picche, nonostante in mano avesse due cartine. Il dichiarante è stato portato dalla pensata dell’avversario a scegliere una linea di gioco sfavorevole.
L’utilizzo delle telecamere, di prassi nei tornei più importanti dei National Americani, è stato risolutivo. Visionata la registrazione, si è stabilito che effettivamente Est ha impiegato 34 secondi per rispondere a colore. Naturalmente questo non è stato sufficiente per dare ragione a Zia Mahmood: bisognava valutare anche l’impatto di tale esitazione sulla scelta della linea di gioco.
Mahmood si è visto dare torto di primo acchito, al che ha presentato appello. A mezzanotte ancora non si conoscevano i risultati. Solo dopo la revisione è stato stabilito che il risultato dovesse essere cambiato e con questo provvedimento Mahmood-Cheek hanno ripreso il comando della classifica – a torneo terminato da almeno un’ora.
La classifica definitiva vede quindi al primo posto Mahmood-Cheek, al secondo Rigal-Milgrim e al terzo i parigini Volcker-Bessis.