Vabbé, abbiamo appena cominciato

Caro BD’I online,
senza avventurarsi in complessi calcoli matematici, ma rimanendo nel nostro mondo del bridge, la probabilità che un ragazzo minorenne possa partecipare (non come mascotte) ad un Campionato Europeo Open si avvicina a quella di chi chiama e mantiene un grande slam senza due assi.
Ci voleva una congiunzione astrale dovuta a rinunce, scandali e nuove intuizioni perché Giovanni (Donati) potesse essere convocato nell’Open alla sua età, ma è accaduto. Ecco spiegata la mia presenza: guest a Budapést con rima baciata forzata, nella multipla veste di padre, aiutante, assistente di infortunati, depositario di cellulari e tante altri piccoli, infinitesimali, compiti, non ultimo il piacere di raccontare qualcosa agli amici.
Gli amici! Loro chiedono. Domandano. Vogliono sapere. Come va? Come sta Giovi? Come sono Lauria e Versace? Come sta Ale?
Dalle cronache ufficiali trapela poco, anzi niente; dai bollettini solo la descrizione di incontri e finora nessuna mano giocata dagli italiani. Allora tocca a noi che siamo qui a contatto coi nostri campioni a dover prendere carta e penna e metterci all’opera.
La prima sorpresa è la dieta e la simpatia di Alfredo (Versace). La prima è inversamente proporzionale alla seconda, tanto trascurata la prima, quanto travolgente la seconda. In questo mondo di parole sparate al vento è capace di dir tutto di tutti con ironia, senza l’ombra di disprezzo per alcuno, veramente un piacere trascorrere insieme a lui le lunghe cene a base di carne ungherese rigirata in tutte le maniere…
L’albergo è a 3 chilometri dallo stadio del Ferencváros (Groupama Arena) che è la sede di gioco e dato che i nostri si alternano è tutto un andirivieni di taxi che chiedono, a seconda dell’umidità dell’aria, dai 5 a 10 euro per la tratta (1500, 3000 Ft). Margherita (Chavarrìa) dopo essere stata scarrozzata per mezz’ora perché il “tassinaro” aveva finto di non capire il nome dello stadio, anche se va compreso perché lei lo chiama tutto attaccato come un cono gelato: grupamarena, si è vista richiedere una somma eccessiva, ma la giovane ispano-romana non si è scomposta e gli ha detto: “No bello, 1500 e basta!”, gli ha mollato la giusta ricompensa ed è scesa.
Dopo due cene nelle quali il gulasch è il piatto più leggero, Lorenzo (Lauria) cede e la sera successiva non si unisce alla compagnia. Mal gliene incoglie. Alfredo, profittando della sua assenza, si esibisce in una descrizione dei momenti critici del loro sodalizio, diffondendo allegria a piene mani (chissà perché le disgrazie passate fanno tanto ridere!). Sia chiaro, sempre rispettosissimo del compagno, cui vuole bene come un fratello grande, ma i racconti delle chiamate arbitrali di Lorenzo tutte, irrimediabilmente, con esito avverso e i piccoli rancori accumulati negli anni verso giocatori che si sono comportati poco correttamente con lui, ingigantiti dalla tavolata serale, alzano il livello di decibel del vicoletto di Pest, dietro la basilica di Santo Stefano.
Soprattutto Alfredo si distingue per il sarcasmo col quale si rivolge a noi neofiti, che ci entusiasmiamo quando superiamo squadre oggettivamente deboli. “L’aver battuto la Repubblica Ceca è il segno che stiamo uccidendo il campionato, vedrete che sarà un osso duro per tutti!”. “E poi la Scozia? Volete mettere la Scozia?”. “E il Belgio che ha fatto il Belgio?”. “Ha battuto 20-0 gli Olandesi”, “No intendevo il calcio!”.
È un piacere vedere i quattro giovani discutere coi due miti del bridge, cercando di capire gli errori fatti (solo quelli fanno notizia). Max (Di Franco) è il più silenzioso, Andrea (Manno) è più loquace: “Miii! Che attacco che hanno fatto!” e sempre disponibile a risolvere i problemi degli altri con la valuta locale, pare che sia un vero esperto. La “strana coppia” composta dal brevilineo Giovanni e dal longilineo Alessandro (Gandoglia), suscitano tenerezza con tutti, per la giovinezza del primo e per il noto infortunio del secondo, esperienza che lo sta costringendo ad un salto di maturità e responsabilità. Come padre non posso non essergli grato per aver protetto Giovi dall’urto in quella brutta notte a Salso.
Dopo due giorni e otto turni di gioco, nella sala fumo dello stadio (fuori dalla porta d’ingresso), si parla con Lorenzo del comportamento delle due coppie under 36. Lui, che come carattere è l’esatto contrario del partner, non ama eccedere nell’uso del dolce idioma mediterraneo: una parola è troppa e due sono poche. Gli chiedo: “Cosa ne pensi di questi ragazzi? Ti aspettavi che si sedessero al tavolo con tanta serenità e concentrazione?” Mugugno. Incalzo: “In tanti in Italia, pur contenti della scelta di puntare sulle nuove leve, hanno storto il naso su questa immissione di inesperienza… eppure mi pare che la squadra stia facendo il suo dovere”. Risposta: “Vabbé, abbiamo appena cominciato…”. Risata generale col presidente Medugno (Gianni) che richiamando tutti a concentrarsi sul prossimo turno si siede al PC per compilare il line up.
Oggi è domenica, inizia anche il torneo Signore e Senior. Tutti vestiti a festa, freschi e riposati ci presentiamo allo stadio… Nell’Open c’è il Belgio, che solo pochi giorni fa abbiamo strapazzato a calcio dove erano favoriti. Oggi, a bridge, si sono vendicati con gli interessi. Stavolta eravamo noi la squadra da battere e… ci sono riusciti benissimo! Facce lunghe al bar dell’Arena. Soltanto consumando il solito burgherpatatinecocacolaghiacciolimone è tornato qualche sorriso… vabbé, abbiamo appena cominciato.