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Venite al Villaggio del Bridge

villaggio10Oggi è il diciassette giugno del duemilaquindici,
sono passati trent’anni da quando, come ora, seduta su una poltroncina sul terrazzino della mia piccola casa che è situata di fronte al meraviglioso spettacolo che offre la vista del golfo di Policastro, accanto a mio marito e mio figlio con il suo primogenito di appena due anni in braccio, ero in attesa che il sole scomparisse dietro l’orizzonte, causando come sempre quello splendido tramonto, una voce nell’ aria… “Nonno il sole è andato a dormire!”

La realtà non è quella che sembra, non è il sole che va a dormire ma è la terra che lo copre. Mio figlio e mio marito non ci sono più, il bimbo è cresciuto ed è diventato un uomo e io sono ormai vecchia, in attesa di raggiungerli in un Paradiso dove, se non c’è bridge… Non c’è Paradiso.

villaggio12La mia casa è situata in un villaggio che appunto si chiama Villaggio del Bridge, e il suo ideatore, purtroppo, non ha potuto vedere portare a compimento il suo sogno di vedere realizzata la sua Portofino del Sud.

Ricordo l’incredibile felicità della mia prima vacanza al Villaggio, dove, con tante mancanze e tanti disagi, con gli sbalorditi svizzeri e tanti stranieri, riuscimmo a realizzare gite in barca di notte, feste e soprattutto cinquanta tavoli di bridge nella Clubhouse.

Massimo Ortensi, che scriveva ogni giorno il bollettino del bridge, in uno di questi aveva citato un divertente episodio accaduto la sera precedente. Mio marito, che era da lui soprannonominato con l’appellativo di “Otello”, era passato con sedici punti in mano, perché mentre Gregorio Medugno, proprietario e ideatore del villaggio, stava passando tra i tavoli, io avevo esclamato: “prima di partire le devo dare un bacio, perché mi ha fatto passare l’estate più bella della mia vita!”

villaggio1Ora il Villaggio non è più quello di una volta, molti proprietari sono venuti a mancare, l’albergo è chiuso, ma giochiamo lo stesso sotto una grande tettoia, molti campioni vengono qui tra luglio e agosto e i miei amici di un tempo (Belladonna, Bocchi, padre di Norberto, Pabis Ticci, ecc.) non ci sono più, ma io, imperterrita, nonostante l’ictus che mi ha colpito lo scorso inverno e che mi ha semiparalizzata, continuo a farmi portare da mia figlia qui, perché, nonostante ritenga che non le mie condizioni mentali, bensì quelle fisiche, non mi consentano di giocare questo bellissimo gioco ai livelli di un tempo, lontano dal Villaggio non posso stare.

Il bridge a certi livelli non è un passatempo da salotto, occorre impegno, oltre che capacità e sacrificio.

Il Villaggio, vi assicuro, è meraviglioso anche senza bridge per il suo mare, il suo panorama, il suo clima. Il posto dove è situato è meraviglioso e ci vorrebbe tanto tempo disponibile per conoscerlo a fondo.
Non posso continuare, sono emozionata, vi chiedo scusa per le mie chiacchiere, ma vi prego… Venite al Villaggio del Bridge a San Nicola Arcella e vedrete non vi darà delusioni.
Pina Cera ved. Strizzi

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Redazione

Bridge D'Italia è la rivista ufficiale della Federazione Italiana Gioco Bridge
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