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Massimiliano Di Franco, primo fra gli italiani nella “Bridge Big World Cup Online”, commenta la piattaforma “Bridge Big”

Massimiliano Di Franco

Massimiliano Di Franco, 26 anni, di Palermo, dopo aver giocato con successo a poker online ha deciso di dedicarsi esclusivamente al Bridge.
Quando ha saputo che la piattaforma di Bridge online Bridge Big aveva organizzato uno speciale evento, la “Bridge Big World Cup Online,” mettendo in palio, nello stile del poker, cospicui premi in denaro, Massimiliano ha deciso di partecipare.
Fra gli iscritti, prevalentemente giocatori di livello alto o addirittura campioni del mondo, Massimiliano si è classificato quinto, dunque a premio (1.500 Euro). Fra gli italiani è arrivato primo.


A che età hai cominciato a giocare a poker online? Quali sono stati i tuoi principali successi? E quale l’entità dei premi?

Ho iniziato a giocare a poker online in maniera professionistica quando avevo 22 anni.
La mia fortuna è stata essere amico di uno dei più forti giocatori italiani, Vito Planeta: lui ha deciso di investire su di me, insegnandomi e “sponsorizzandomi”. Così, in quegli anni sono riuscito a vincere tutti i più importanti tornei su tutte le piattaforme di poker online italiane, dove il primo premio superava anche 20.000 Euro.

Cosa ti ha spinto ad iscriverti all’evento su Bridge Big?

Mi piace Bridge Big, la piattaforma è stata creata da poco, ma è in crescita e la formula di gioco è intelligente. Lo specifico evento, poi, era sicuramente interessante anche per via dell’alto montepremi (25.000 Euro, ndr).

Ci spieghi la formula di gioco usata su Bridge Big?

I tornei sono individuali. Ai tavoli del torneo si giocano mani diverse. Il risultato viene poi registrato in un database, che comprende tutti gli score ottenuti (in differenti tornei) in quella smazzata. Così, nello specifico torneo quella mano viene giocata una sola volta, ma il punteggio (in imp o percentuale) assegnato ai giocatori è comunque l’effetto di una comparazione con altri risultati ottenuti in precedenza. Rimane quindi intatto il gusto di giocare a mani duplicate, ma si riduce molto il rischio di imbrogli.

A proposito, pensi che il gioco online sia regolare e onesto?

Penso che la formula utilizzata da Bridge Big dia una certa sicurezza, anche perché durante la mano viene nascosta l’identità di compagno e avversari.

Tornando all’evento di domenica sera, tu hai pagato l’iscrizione a prezzo pieno, cioè 350 Euro? 

No, io ho partecipato a uno dei tornei organizzati nei giorni precedenti alla “Bridge Big World Cup”. Quindi, ho speso 14 Euro per iscrivermi a questo torneo minore (step 1).  Mi sono classificato ai primi posti, e così ho avuto accesso a un ulteriore torneo (step 2). Anche qui ho avuto un buon risultato e quindi ho vinto il biglietto (ticket) per la World Cup.

Nell’evento sei stato il migliore fra gli italiani. Quali strategie hai adottato rispetto al gioco al tavolo “reale”?

Sicuramente è un torneo molto diverso da un “torneo reale”. Nei tornei reali hai un sistema, e conta anche l’affiatamento di coppia. Qui, invece, cambi compagno a ogni mano e non hai nessun accordo sul sistema. Inoltre non hai quelle informazioni che sarebbe possibile cogliere con la “presenza al tavolo”. Tuttavia, la formula prevedeva che ogni otto mani venisse tagliato il 30% dei partecipanti. Visto che era impegnativo partecipare, perché l’iscrizione costava 350 Euro o comunque si poteva ottenere attraverso qualifica, ma ciò significava comunque aver vinto altri due tornei prima, io ho pensato che chiunque avessi davanti era motivato a fare a un buon risultato e sicuramente era un giocatore di livello almeno medio-alto, quindi ho giocato in maniera pratica, ma dando sempre fiducia al partner.

Alla luce di tutte queste considerazioni (individuale, piattaforma online, ecc.), quanto il Bridge su Bridge Big si discosta dal Bridge reale secondo te?

Personalmente affronto i tornei su Bridge Big come qualsiasi altro torneo, in fondo spesso capita anche con il proprio compagno abituale di trovarsi in molte situazioni non discusse o incerte, dove è meglio usare il buon senso e la praticità piuttosto che fare giocate o dichiarazioni belle esteticamente ma che potrebbero non venire capite.

Secondo la tua esperienza, i siti di poker sono “pericolosi” per i giovani nel senso che possono portare alla ludopatia? Credi che anche Bridge Big possa avere queste controindicazioni?

Le piattaforme di poker sono sicuramente pericolose per i giovani. Personalmente, mi sono sempre approcciato al poker come a un lavoro, con degli orari e delle regole, però mi rendo conto che dove si uniscono carte, denaro ed ego è molto facile perdere il controllo di sé, e su Bridge Big ci sono tutti e tre questi elementi.

Secondo te, un ragazzo che non conosce il Bridge potrebbe interessarsi al nostro sport della mente grazie a piattaforme come Bridge Big, accattivato dai premi in denaro?

Penso che in un primo momento un giovane potrebbe sicuramente interessarsi. Il problema è che a poker la fortuna incide molto sul singolo evento e quindi un ragazzo, imparate le regole, la sera stessa può vincere facilmente un torneo (perdendo quelle vincite i giorni seguenti 🙂 )…
A Bridge, invece, per poter vincere un torneo online deve passare qualche annetto almeno.
Ma forse si può evitare di dire tutto questo e accattivare i giovani con la possibilità di vincere dei premi in denaro. Una volta conosciuto il gioco, di certo se ne innamorano e continuano, a prescindere dal poter vincere premi in denaro… Un po’ come facciamo tutti noi.

In quale altro modo si potrebbe, secondo te, far conoscere e apprezzare a un maggior numero di tuoi coetanei il Bridge?

E’ molto difficile rispondere a questa domanda, il successo del poker in Italia e in Europa si è ottenuto quando nel 2003 un totale sconosciuto ha pagato 39 dollari per iscriversi a un torneo online, e lì ha vinto un ticket per partecipare a un torneo la cui iscrizione sarebbe altrimenti costata 10.000 dollari. E’ riuscito a battere tutti e a diventare campione del mondo. Questo ha fatto sì che chiunque abbia pensato di potercela fare o almeno di volerci provare. Tutti si sono detti “se c’è riuscito lui… Posso farcela anche io.” (in realtà, questo giocatore non aveva solo la fortuna dalla sua parte, ma anche il cognome: si tratta infatti dell’americano Chris Moneymaker; il suo cognome, letteralmente, significa “fabbricante di soldi” – ndr).

Per quanto riguarda la diffusione del Bridge tra i giovani, purtroppo noi non siamo in grado di offrire “sogni mondiali”, perché il gioco è molto complesso e per diventare campioni del mondo sono effettivamente necessari anni e anni di studio.
Penso che l’aspetto del Bridge che potrebbe avvicinare e accattivare i miei coetanei sia il poter competere senza che la fortuna abbia incidenza… Ma potendosi affidare solo alle proprie abilità. Inoltre, credo che il metodo d’insegnamento ai giovani dovrebbe essere totalmente diverso da quello usato per gli altri. Secondo me, per i ragazzi è meglio un corso breve, di massimo 4-5 lezioni.
Penso anche che sia molto importante diffondere il Bridge nelle Università, inserendo dei corsi con attribuzione di crediti formativi, e che a trasmettere il Bridge ai giovani siano altri ragazzi che già lo praticano.

Francesca Canali

Francesca Canali da alcuni anni è responsabile della trasmissione Vugraph durante i Campionati. Da Gennaio 2013 collabora con la sala stampa della FIGB.

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