4 Picche e un purè

1986: scuola materna, ultimo anno. Ora dei pasti. Si presenta l’amatissima cuoca dell’asilo con una fiamminga fumante piena di spezzatino al purè.
La piccola Ilaria (Donati) pur non disdegnando i profumati cubetti di carne concentra tutta la sua attenzione sul purè e, per gustarselo meglio, decide di lasciarlo alla fine, rassegnandosi ad affrontare prima tutta la trafila della carne, privata del suo naturale contorno.
Terminato con una certa fatica l’ultimo pezzetto sta per gettarsi nel godimento bianco quando arriva la maestra Paola, le prende il piatto e lo impila assieme agli altri, spiaccicando il suo purè al fondo del piatto superiore: “Brava Ilaria sei l’unica che ha finito la carne, peccato che hai lasciato lì tutto il purè. Era molto buono, sai?”.
L’infante ricciolona non trova il coraggio di dire nulla, neanche di piangere, guarda con profondo disprezzo la sua maestra e la segna nel libro nero della sua vita.
2014: prima lezione di Bridge sulla licita. Dopo essersi riempita la testa per due ore di Assi che valgono il doppio delle Dame, di nobili quinte e compagnia bella, la gioviale Allieva, contenta di questo nuovo gioco che sta imparando, si getta nelle quattro mani di allenamento delle quali sa già che una spetta a lei come dealer e forse anche come giocante.
Il fato ha deciso che il “suo” sarà l’ultimo board, il purè della serata, dopo lo spezzatino fatto di controgioco e regolare decesso.
Seduta in Sud, mentre si chiede se al suo turno avrà un contratto a colore o in Atout arriva il cambio.
Finalmente, ma che succede? Arriva con invadenza l’insegnante (Donati, ahimè) e dice: “Ragazzi è tardi, facciamo che questa non la licitiamo: tu in Sud giochi 4, Ovest attacca, dopodiché tu in Nord fai il mor…”.
Sud, offesa, insorge: “Ma come! Paziento per tre mani giocate dai miei compagni e sto per godermi la prima licita della mia vita e arrivi tu e mi rovini tutto?”
Mi guarda con gli stessi occhi dell’Ila davanti all’incauta maestra che non le negò solo un contorno, ma soprattutto la bellezza di un percorso.
Capisco il grave errore e temendo il libro nero cerco di rimediare rimettendo il purè nel piatto: “Nooo! Scusa”. Riapro il bidding box che stavo chiudendo. “Estrai il cartellino e parti”. Forse però oramai la frittata è fatta, rovinata da un’INA grande come una casa. Provo con un sorriso, uno sguardo contrito… il giorno dopo le scrivo una mail sperando che lo sgarbo venga dimenticato. Sarà difficile. Mi sa che dovrò spedirle a casa una montagna di purè.
Daniele Donati