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I giorni interlocutori, come quello di ieri, sono assai noiosi per il vostro cronista ma non certo per il General Manager dell’evento nel quale mi travesto di giorno. A partire dalle sette di mattina, e fino alle otto di sera, o anche più (ieri le dieci), si susseguono continuamente scelte da fare, decisioni da prendere, gruppi da coordinare, incontri con dirigenti e giornalisti, infinite discussioni con i giocatori, e molte altre incombenze, e tutto spalmato nell’ambito di fino a sette eventi diversi (come accadrà domani l’altro) ed in un due, diverse sedi di gara (la sede principale è l’Hotel MGM, ma giusto accanto c’è quella distaccata, dove si giocano tutte le finali e, al momento, anche la qualificazione delle Squadre Signore e delle Squadre Seniors). Insomma, qualcosa di ben più faticoso del regalarvi qualche “nuga” (cosa che devo comunque fare alle sei di mattina, tanto per aggiungere un po’ di pepe o, meglio, di sbadigli!).
Questa introduzione mi è servita per riempire un poco la pagina, perché per il resto, per dirla con l’errante Edipo “ben meno di poco” posso offrirvi, se non un qualche breve commento sui numeri e su qualche italiano.
Cominciamo dai primi: la Rosenblum ha fatto purtroppo registrare, e di gran lunga, un record negativo di partecipazione, con sole 123 formazioni al via, a fronte delle 176 dell’edizione precedente (Filadelfia), e delle 160 di Montreal 2002 che rappresentavano il record da battere in peggio. E male è andata anche nel caso della Rand Cup (Seniors) e della Mc Connell Cup (Signore), ferme, rispettivamente, a 22 e 26 squadre. “Il va sans dir” che si tratta, anche in questi due ultimi casi, della peggiore quantità di sempre, e per largo distacco (negli USA quattro anni fa erano quasi il doppio le donne, e oltre due volte i più anzianotti).
Un’analisi delle ragioni di tutto ciò è molto semplice: questo luogo è lontano, mal collegato, e, soprattutto, carissimo, e non solo per gli standard cinesi, ma anche per quelli di paesi ben noti per i loro prezzi stellari, come Svizzera e Norvegia (“assaggiate” entrambe di recente con grave scorno del mio portafogli).
Se la quantità è mancata, non è però venuta meno la qualità. Già una lettura della classifica del Coppie Miste di ieri avrebbe fatto tremare i polsi a chiunque avesse azzardato il sogno di esserci – tra le prime sette coppie c’erano dodici campioni del mondo, quattro dei quali plurimi – e non da meno sono la Rosenblum e la Mc Connell (un po’ meno vero è per la Rand Cup, ma non poi così tanto: anche li le teste coronate non mancano). Tra tutti questi fenomeni non si negano i nostri formidabili campioni: Bocchi, Duboin e Madala nella squadra LAVAZZA, insiema a Zia Mamhood ed agli argentini Bianchedi-Muzio; Fantoni e Nunes con la MONACO di Zimmerman, e quindi Helgemo, Helness e Multon; infine Lauria e Versace nella squadra di Jimmy Cayne, e Balicki, Seamon e Zdmudinski. Inoltre, e soprattutto, abbiamo a rappresentarci il team ITALIA, del quale già vi ho detto nei giorni scorsi, e dei quali ha tracciato un bel profilo Francesca Canali sul bollettino di ieri.
Proprio di questi va sottolineata la prova, visto che dopo un inizio stentato sono riusciti a qualificarsi per la Semifinale A, ovvero tra le prime sessantaquattro della classe, in particolare insediandosi al quarantottesimo posto. Nessun problema invece per gli altri: settima LAVAZZA, diciassettesima MONACO e ventitreesima CAYNE.
Oggi, per passare alla fase a KO; bisognerà entrare nelle prime ventisette della Semifinale A, ovvero raggiungere una delle prime cinque posizioni della Semifinale B. Considerato che c’è un pesante carry-over, riuscirci sarebbe davvero un impresa per ITALIA, visto che, al di là dei punti, c’è un muro di fenomeni che li separa dall’obbiettivo. Un grande “in bocca al lupo” se lo meritano.
Salvo disastri, comunque sempre possibili con un parterre del genere, non dovrebbero invece soffrire troppo le altre già citate: per loro, il campionato vero dovrebbe cominciare solo domani, quando le prime trentadue cominceranno il percorso verso la finalissima di sabato prossimo. Dopo gli scongiuri d’obbligo (soprattutto dei giocatori!), i saluti e gli arrivederci a domani: stessa ora, stesso posto.