Intervista a Gianpaolo Rinaldi, coach della Nazionale femminile

Gianpaolo Rinaldi con la Nazionale Italiana Femminile (Da sinistra: Caterina Ferlazzo, Gabriella Manara,
Gianpaolo Rinaldi, Margherita Chavarria, Simonetta Paoluzi, Ilaria Saccavini, Francesca Piscitelli)
Gianpaolo “Giagio” Rinaldi è il coach della Nazionale italiana femminile e della Nazionale italiana juniores. A pochi giorni dai Campionati Europei a Squadre, dove le Azzurre hanno mancato il podio e l’oro per un soffio, lo raggiungiamo per qualche dichiarazione.
Il Campionato visto dagli occhi del coach.
La prestazione è stata ottima. Sono orgoglioso delle ragazze, perché non hanno assolutamente patito le squadre più forti: abbiamo battuto sia l’Olanda (che ha vinto l’oro, ndr) che l’Inghilterra (argento, ndr). Le ragazze sono partite molto bene, giocando in sicurezza contro le prime avversarie, formazioni non fortissime ma che non vanno sottovalutate. Infatti, il Campionato era nel complesso di livello medio, non c’erano squadre notevolmente superiori alle altre, però non c’erano neanche squadre materasso. Le formazioni partecipanti giocavano tutte discretamente, quindi nessun risultato era scontato. Dopo i primi incontri il Campionato è stato comunque eccellente, siamo arrivati a una mano dalla vittoria. Forse posso dire che le ragazze non erano abituate a trovarsi a giocare in situazioni così importanti. Come si dice in gergo, nel finale hanno avuto un po’ “il braccino”, la paura di vincere. Ma questo è normale, perché non erano appunto abituate a giocare a questo livello in un Campionato Europeo.
Quale è stata la tua sensazione una volta visto il risultato finale, quindi passati da essere primi a 16 mani dalla fine a quarti?
Nessuna. Personalmente nessuna. Bastava una mano per vincere il Campionato, ma era così anche per tutte le altre squadre. L’obiettivo iniziale era qualificarsi per il mondiale (le prime 6 squadre potranno partecipare ai mondiali, ndr), e noi non solo ci siamo qualificati ma abbiamo anche rischiato di vincere. In queste condizioni, anche se può sembrare strano, vincere o perdere per 4 VP mi lascia abbastanza indifferente. Certo, vincere è molto meglio, ma non cambia la prestazione della squadra.
E che reazione hanno avuto le ragazze?
Be’, per loro è molto diverso, anche perché non era capitato spesso di arrivare così vicini all’oro. Alcune hanno patito molto il fatto di essere uscite dalle prime tre.
Cosa hai detto alla squadra per consolarla?
Le stesse cose che ho detto a te.
Quale è stato l’incontro più difficile?
Tutti. Tutti gli incontri sono stati difficili. Abbiamo perso pesantemente contro la Romania, vinto pesantemente contro l’Inghilterra, vinto anche contro l’Olanda, anche se avremmo potuto vincere meglio… E in quel caso avremmo vinto il titolo… C’è stato solo un incontro facile, contro il Libano.
Ai mondiali andrà la stessa formazione?
Si sono qualificate loro, quindi per quanto mi riguarda la formazione non è in discussione.
Guardando le classifiche Butler…
(interrompe) Non mi piace parlare delle Butler. La Butler non rispecchia la realtà…
Dovrebbe essere fatta diversamente. Se due coppie giocano contro una squadra debolissima, guadagnano tantissimo nella Butler, mentre la coppia che non ha giocato quel turno non ha possibilità di guadagnare. Quindi il calcolo dovrebbe essere diverso, ad esempio si dovrebbe fare la differenza fra una coppia e il rendimento della coppia avversaria. Comunque, non ho ignorato del tutto la Butler perché pur avendo fatto giocare le coppie sostanzialmente a rotazione, ho schierato in misura un po’ maggiore quelle che avevano avuto rendimento migliore.
Anche il line-up dell’ultimo, decisivo, incontro è stato stabilito col criterio della regolare rotazione fra le coppie?
Paoluzi–Saccavini erano quelle che avevano giocato meglio gli ultimi due incontri, dopodiché, siccome nel turno precedente, contro l’Inghilterra, si erano sedute Ferlazzo–Manara, Chavarria–Piscitelli hanno giocato l’ultimo turno. E’ stata quindi una normale rotazione, a cui si è aggiunta però la considerazione che valeva la pena tenere in campo Paoluzi–Saccavini, che stavano giocando molto bene.
Se tu dovessi scegliere una giocatrice da premiare delle tue 6, chi sceglieresti?
No… Nessuna in particolare. Dico solo che Paoluzi–Saccavini hanno giocato molto bene.
Hai qualcosa da rimproverare alle tue Ladies?
Assolutamente no.
Neanche il fatto di non aver creduto fino in fondo alla vittoria?
Non è qualcosa che si possa rimproverare, è una cosa più forte di chi gioca ed è una situazione che si può vincere solo giocando spesso ad alti livelli. E’ una questione di abitudine, si impara.
In dieci giorni di Campionato hai dovuto fronteggiare situazioni critiche all’interno della squadra?
No, assolutamente no, il clima è stato molto buono.
Per quanto riguarda il Bridge femminile internazionale hai notato variazioni rispetto al passato?
Sì, il livello medio è decisamente salito. Non vedo punte particolari, ma un miglioramento generale sì.
Al di là dell’aspetto tecnico, già spesso ampiamente dibattuto, che differenze ci sono fra Open e Femminile per quanto riguarda il fair play?
Sia nell’Open che nel Femminile ci sono giocatori noiosi, ma per rispondere dovrei conoscere meglio le singole coppie. Per quanto ci riguarda, non abbiamo avuto grossi problemi con le avversarie, sono state tutte sempre corrette anche quando si trattava di modificare risultati. Poi, chiaramente, alcune coppie sono più pesanti da sostenere al tavolo rispetto ad altre.
In alcune squadre Open giocano delle donne, un esempio è la Germania, che ha schierato Sabine Auken. Secondo te qualcuna delle nostre Nazionali potrebbe pensare di giocare nell’Open?
Secondo me no.
Le opportunità per i giocatori di dedicare la propria vita al Bridge dipendono molto da mecenate che investono nella formazione di squadre altamente competitive. Ci sono vari esempi di ciò. A livello di Nazionali, ad esempio, Pierre Zimmermann ha addirittura creato una squadra di Campioni provenienti da varie parti d’Europa per rappresentare il principato di Monaco. Ritieni che questo genere di possibilità possa esistere anche in campo femminile?
Sicuramente sì, anzi in questo senso le opportunità sono in aumento.
Allora, se tu fossi Pierre Zimmermann e potessi costituire la squadra femminile ideale, che giocatrici convocheresti? Per toglierti dall’imbarazzo di fare preferenze fra le coppie che alleni, supponiamo che tu possa scegliere solo fra giocatrici estere.
Domanda difficile… Sicuramente Michielsen–Wortel, olandesi, sono un’ottima coppia. Anche la Francia ha una buonissima coppia, ma non conosco abbastanza le giocatrici polacche, né le inglesi per rispondere.
Visto l’ottimo risultato del Club Rosa, secondo te si potrebbe fare un’esperienza simile nell’Open?
No… Perché le coppie forti dell’Open sono già nettamente definite. Comunque vorrei precisare una cosa: l’idea del Club Rosa potrebbe continuare, a prescindere dalla Nazionale. E’ comunque utile tenere aperto il Club.
Quindi non è escluso che il prossimo anno si possa ripetere l’esperienza del Club Rosa?
Certo. Come dicevo, la Nazionale non è strettamente legata al Club Rosa. In questo momento la squadra è definita, ma in un futuro non lontano potrebbe anche non esserlo più, magari perché le giocatrici colgono altre opportunità o si perde l’affiatamento. Farei comunque delle modifiche alla formula. Va bene la selezione per l’accesso al Club, ma poi limiterei la partecipazione a 8 coppie, perché con 16 gli stage diventano dispersivi. Inoltre, farei meno gare interne e mi concentrerei più sugli allenamenti.
Tornando all’Open, hai detto che il Club Azzurro è un’ipotesi da scartare perché tre coppie sono già molto al di sopra delle altre. Tuttavia, una delle tre coppie (Duboin-Sementa) si è recentemente sciolta, e un’altra, Bocchi-Madala, che non ha partecipato neanche alle Selezioni per la Nazionale, ha dichiarato, sebbene informalmente, che potrebbe cambiare Nazionale. Alla luce di questo, l’eredità della squadra che dominò il Campionato Mondiale a Bali si ridurrebbe a una sola coppia, Lauria-Versace.
Sì, anche l’altra volta Bocchi-Madala avevano detto che avrebbero cambiato Nazionale.
Se dovesse capitare davvero, forse una buona formula sarebbe confermare Lauria-Versace e fare un qualche genere di Selezione per nominare le altre due coppie. Ma questo è tutto relativo all’Open, non spetta a me entrare in quel merito.
Ti piacerebbe fare il coach della Nazionale Open?
Domanda difficile. Forse in questo momento non è un ruolo che fa per me, perché io farei giocare sempre e solo le coppie più forti.
Torniamo alle Nazionali che alleni. Quale delle due Nazionali è più semplice allenare? E’ più facile avere a che fare con le signore o con gli juniores?
Devi fare la domanda dopo un Campionato delle donne che va male. Questo è stato un bel Campionato quindi potrei essere condizionato, perché tutto è andato bene e l’atmosfera era molto buona. Bisognerebbe vedere cosa succede in un Campionato che non va così bene. Comunque, le donne, essendo persone mature, non ti creano problemi disciplinari, che a volte possono invece creare i ragazzi. Però ho avuto anche Nazionali juniores perfetti. Alla fine direi che dipende più che altro dalle persone con cui hai a che fare.
Lo spogliatoio conta di più per gli juniores o per le signore?
Quello che conta è stare sempre attenti… Alla fine probabilmente ha più peso per le donne. In una Nazionale femminile si può far giocare una coppia molto più delle altre, ma non si può portare una coppia senza farla mai giocare, perché questo creerebbe dei problemi notevoli. Invece, allenando gli juniores mi è capitato varie volte di portare coppie che poi non ho mai fatto giocare. Credo che a livello femminile questo non sia possibile.
Si dice che la Francia ti abbia chiesto di allenare la propria Nazionale juniores.
No, smentisco.
Concludendo: cosa ci è mancato per vincere rispetto a Olanda e Inghilterra?
Una manche?