TOP ONE, Giuliana Pederzoli: avevo deciso di smettere di giocare, ma poi…

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A proposito di Giuliana Pederzoli
Città: Scandiano di Reggio Emilia
Famiglia: ha un figlio, Fabio, di 36 anni
Segno zodiacale: Capricorno (“in questo segno c’è tutto di me”)
Occupazione: in passato Consulente del lavoro, poi insegnante di bridge
6 Ori Nazionali:
4 Campionati Italiani a Squadre Signore (1992, 1997, 2001, 2014)
1 Festival Over 60 a Squadre Miste (2011)
1 Coppa Italia Signore (2002)
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Come ti sei avvicinata al bridge?
Mi sono avvicinata al bridge intorno ai 33 anni solo per fare contento mio marito, un maestro di scacchi che giochicchiava anche a bridge.
Non sopportava che giocassi a ramino e altri giochi di fortuna, ma forse ha insistito un po’ troppo, perché alla fine è diventato un “vedovo bianco”: ho fatto un piccolo corso al circolo del bridge e non mi ha quasi più vista 🙂
Scherzi a parte, mi sono innamorata subito di questo gioco e devo dire che non ho fatto fatica a imparare, forse perché sono portata per il gioco e forse perché, giocando a scacchi anch’io, gli automatismi di analisi e sintesi li avevo già in testa. Finito il corso, durato sei lezioni, come previsto ho giocato con mio marito, ma abbiamo dovuto separarci bridgisticamente dopo 15 giorni per non rischiare il divorzio 🙂
Allora ho giocato un po’ con il mio istruttore, che però ha finito per subire anche lui le mie angherie… povero! Non mi andava bene il suo sistema (un sistemino locale chiamato Fiori Reggio) e ho preteso di giocare il Fiori Forte modificato da me. Poi, come tutti gli appassionatissimi, ho studiato tanti sistemi fino a fabbricarne uno per conto mio. Sono diventata subito un’agonista e dopo 5 mesi ero in finale ai Campionati Italiani Femminili.
Parliamo appunto dei Campionati Italiani Femminili, che quest’anno hai vinto con la formazione TOP ONE. Come sei entrata in questa squadra?
Un giorno mi telefona un signore, Ennio Nardullo, che nemmeno conoscevo personalmente, mi chiede se fossi libera per giocare con sua moglie e io in tutta risposta dico: “sono libera ma ho deciso di smettere di giocare”.
Dopo una certa trattativa, tipo:
“dai provaci”
“io gioco solo il mio sistema, mi sono adattata a giocare sempre il sistema degli altri ma da quando ho compiuto 60 anni non mi faccio più rompere da nessuno e non mi va più di discutere, ecc…” Ennio ha accettato il mio punto di vista, io mi sono impegnata per un Campionato e adesso sono ancora qui, per due motivi: primo, perché non dovevo fare nessuna trattativa! Secondo, perché è una squadra di gente che sta bene insieme. La mia compagna è una persona tranquilla, brava, simpatica e “amica”. E che dire del capitano? Sempre pronto ad accontentarci e a sostenerci, mitico! Se solo li avessi conosciuti prima…
Un commento su ciascuna delle tue compagne di squadra:
Monica Aghemo: Abbiamo una bella della compagnia per attirare l’attenzione su di noi 🙂
Monica Buratti: tutta tecnica 🙂
Debora Campagnano: gioca in cielo in terra e in ogni luogo e vince quasi sempre!
Antonella Novo: la mia compagnuccia. Brava e paziente, si è imparata tutto il mio sistema senza sbuffare 🙂
Giuliana Pederzoli: una pallina tra tutte quelle magronze ci voleva, no?
Francesca Piscitelli: ho giocato in squadra con lei qualche anno fa, adesso la trovo molto pacata, cosa che non era per niente… diventare grandi placa?
E naturalmente un commento sul capitano:
Ennio Nardullo: Mi ripeto… mitico 🙂
Ci racconti del vostro campionato?
E’ cominciato bene, abbiamo vinto tutti gli incontri escluso il penultimo. In quel match io e la mia compagna abbiamo avuto due o tre incomprensioni… Ma, d’altro canto, se volevo vincere dovevo fare così: la mia strada è segnata dalle vittorie partendo da seconda in classifica e dagli argenti partendo da prima in classifica 🙂
[quote align=”left” color=”#999999″]Abbiamo giocato il Coppie
per allenamento.
Il proverbio “Cattivo
allenamento buon torneo”
è proprio vero![/quote]
Quante volte giochi durante la settimana? Come ti alleni con la tua compagna?
Fino a qualche anno fa giocavo 7 giorni alla settimana, adesso molto meno. Io e la mia compagna ci alleniamo via internet, purtroppo siamo troppo lontane. In questo periodo abbiamo fatto il coppie per allenamento, solo per allenamento, e siccome il proverbio dice : “cattivo allenamento buon torneo”… Beh! Ci siamo dette: “se cattivo allenamento buon torneo, arriveremo prime :)” (Ai Campionati Assoluti a Coppie Femminili, Giuliana Pederzoli e Antonella Novo si sono classificate terze nel girone D ndR)
Che sistema giocate? Cambiano i vostri accordi a seconda della situazione di zona?
Come già detto giochiamo il mio sistema, che ho fatto raccogliendo qua e là le cose che mi parevano buone da vari sistemi oltre a cose mie… Sostanzialmente però molto vicino al Garozzo. 5° nobile e quadri 5° sbilanciato, vari gadget, uguale in tutte le posizioni di zona.
Qual è il tuo punto di riferimento bridgistico? Ovvero: quando sei in disaccordo con la tua compagna qual è l’unico parere di cui ti fidi per dirimere la questione?
Odio fare intervenire chicchessia… Se abbiamo avuto un disaccordo ne discutiamo e risolviamo tra noi.
Se tu potessi giocare un Campionato con un compagno a tua scelta fra tutti i bridgisti del mondo, chi sceglieresti?
Apprezzo moltissimo i nostri giocatori italiani ci hanno dato parecchie soddisfazioni, Lorenzo Lauria, Norberto Bocchi, Alfredo Versace, Giorgio Duboin, Fulvio Fantoni ecc… Conosco apprezzo e seguo moltissimi giocatori stranieri ma non giocherei con nessuno di loro. Solo Benito Garozzo… Sì, con lui giocherei volentieri un Campionato.
Quale reputi sia il tuo miglior pregio e il tuo peggior difetto bridgisticamente?
Pregio: Non so se è un pregio quello che sto per dire, io credo di sì. Quando gioco una mano penso a come giocarla al meglio… Poi, finita, la dimentico immediatamente. Scherzando dico sempre che voglio i miei “file” liberi e quindi la metto in archivio, così posso giocare a lungo senza stancarmi. Solo che alla fine quando qualcuno mi chiede cosa ho giocato in quella o quell’altra mano riesco a fatica ricordarla a meno che non riveda un diagramma scritto. Faccio delle figure che non vi descrivo… Ma ormai tutti sanno come sono e mi sopportano. Faccio così da sempre.
Difetto: riconoscere i proprio difetti non è da tutti e io, da buon capricorno, penso di non averne 🙂
Però uno c’è, e anche abbastanza antipatico… Anche se so bene che non si risponde alle provocazioni, io non ci riesco proprio… non voglio discutere le mani durante un incontro, ma se qualcuno lo fa con me, soprattutto rigirando i fatti… Beh! Finito il rumore mi pento, ma ormai è fatta. Fortuna vuole che la mia compagna la pensi come me e difficilmente potrà accadere qualcosa di spiacevole.
Cosa provi quando vinci? E cosa, invece, quando perdi?
È sempre molto emozionante vincere un campionato e soprattutto vincerlo con le mie TOP ONE è stato esilarante.
Quando perdo, cosa vuoi… Un po’ di amarezza, ma poi si passa a un’altra competizione ed è subito dimenticato.
Qual è il tuo sogno nel cassetto bridgistico?
Non so se farò in tempo ma non mi dispiacerebbe proprio un podio a un mondiale.
Parliamo di bridge femminile. Che differenze ci sono rispetto al bridge open/maschile? Che prospettive ha una donna che vuole avvicinarsi al bridge rispetto a un uomo?
Se rispondo a questa domanda qualcuno se la prenderà.
Gli uomini: hanno nel DNA il senso del gioco, visto che fino a non molti anni fa era riservato a loro. Ma le donne si stanno svegliando, anche se loro non lo ammetteranno mai… Hanno del genere femminile una pessima considerazione.
[quote align=”left” color=”#999999″]Nel bridge le donne
saranno presto
al pari degli uomini[/quote]
Le donne: che dire, la maggior parte si sentono in competizione tra loro… e il bridge ne soffre.
Tanto tempo fa mi hanno dedicato una pagina su Bridge d’Italia descrivendomi, tra le altre cose, come una donna che “giocava come un uomo”. Io a quell’epoca ero sempre ai primi tavoli dei più importanti tornei tipo Venezia, Campari, Roma ecc… Sul momento mi sono un po’ impermalita per quello che avrebbe dovuto essere un grande complimento e ho difeso la mia categoria ma poi , con l’andar del tempo, ho capito che era davvero un complimento.
Alle donne che si avvicinano ora al bridge vorrei dire che le prospettive sono tutte aperte. Non hanno nulla di meno, e possono farlo valere, se solo non si mettono alle dipendenze dei maschietti. Inoltre, devono collaborare tra loro invece di farsi la guerra.
Il bridge è uno sport della mente. Vivi l’esistenza della categoria “ladies” come qualcosa di negativo o ti sembra corretto dato che questa distinzione esiste in tutti gli sport?
Non mi dà nessun senso negativo o discriminante, anzi… Ma, come dice la domanda, se è uno sport della mente penso che prima o poi le donne si metteranno all’altezza degli uomini come in tutti gli altri settori.
Cosa consiglieresti a chi per curiosità si vuole avvicinare al bridge?
Beh! Consiglierei di certo di buttarsi per imparare il più bel gioco al mondo, di frequentare un corso, di avere pazienza per i primi tempi, perché richiede un po’ di sforzo che poi sarà abbondantemente ripagato!
Cosa si dovrebbe fare per divulgare ulteriormente questo interessantissimo gioco?
[quote align=”left” color=”#999999″]Ciascuno di noi
dovrebbe impegnarsi
per divulgare
il bridge.[/quote]
Non ho più nessuna formula… Un tempo facevo dei corsi che mi impegnavano da settembre a maggio: cominciavamo con 12/16 iscritti e finivamo con 22/24 perché gli amici e poi gli amici degli amici si aggregavano. Ci si divertiva un sacco… Un’oretta di teoria e poi tanto gioco, fino a degli orari immorali con tanto di pastasciutta all’una di notte… Erano corsi divertentissimi…
Adesso qui intorno a me è tutto morto, solo simultanei e niente accoglienza per gli Allievi. Dare un po’ del nostro tempo per fare appassionare gente nuova è un dovere di tutti noi. Fino a quando non si capisce che bisogna farli divertire per farli rimanere, sarà sempre più difficile.
Ritieni che il bridge dovrebbe essere insegnato a scuola?
Il bridge a scuola mi trova completamente d’accordo, un tempo lo facevo anch’io, ma poi abbiamo dovuto fare i corsi agli insegnanti della scuola perché solo loro erano abilitati. Dopo il secondo corso agli insegnanti ho smesso di interessarmi della cosa.
Una cosa, però: le lezioni a scuola devono essere di non meno di due ore perché altrimenti non si riesce a combinare niente.