TOP ONE, Debora Campagnano: doppia cittadinanza, doppi successi

Incontriamo Debora Campagnano, Campionessa Italiana a Squadre Femminili in carica con la formazione TOP ONE.
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A proposito di Debora Campagnano
Città: nata a Firenze; dopo il suo matrimonio con il francese David Domenech vive a Nizza.
Famiglia: Sposata, ha una “figlia” a quattro zampe, Eldina, di 4 anni.
Segno zodiacale: Scorpione
Occupazione: ha lavorato nel campo della moda, incarico che ha dovuto lasciare per trasferirsi a Nizza.
8 Ori Nazionali in Italia:
3 Campionati Italiani a Squadre Signore (2002, 2011, 2014)
1 Campionato Italiano a Squadre Miste (2011)
1 Coppa Italia Femminile (2010)
1 Coppa Italia Mista (2004)
2 Campionati Italiani a Coppie Signore (2005, 2008)
2 Ori Nazionali in Francia:
2 Campionati Francesi a Coppie Signore (2012, 2013)
Segni particolari: Anche in Francia la sua Squadra è in Eccellenza nella serie Femminile. Inoltre, ha recentemente superato le Selezioni per la Nazionale Femminile Francese in coppia con Babeth Hugon. Per vederla indossare la maglia dei Bleus occorre però sciogliere nodi burocratici legati all’acquisizione della doppia cittadinanza.
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Come ti sei avvicinata al bridge?
Ho iniziato a Firenze nel ’91, con un’amica abbiamo cominciato a frequentare il circolo del bridge perché c’erano dei nostri amici non bridgisti con i quali uscivamo spesso. Lì per caso mi son messa a curiosare all’angolo di un tavolo di Allievi, era settembre, ed a novembre mi sono iscritta ad un corso di Carlo Mariani (già Corso Cuori, avendo appreso i rudimenti all’angolo). Il primo torneo che ho giocato (trascinata dal mio compagno) l’abbiamo vinto e da lì è stata passione senza limiti per questo gioco.
Parliamo di TOP ONE, la formazione con cui hai appena ottenuto il titolo di Campionessa Italiana a Squadre Femminili.
Sono diventata TopOna dal 2011, cominciando a giocare il Societario ed il Campionato a Squadre Miste, che abbiamo vinto in modo rocambolesco essendo il mio compagno malatissimo ed avendo io giocato (improvvisando sistemi imprecisi) a turno con i restanti giocatori, Ennio Nardullo e Amedeo Comella, ovviamente solo quando le rispettive loro compagne Antonella Novo ed Alessandra Uglietti mi accordavano il diritto 🙂
Di tutti i Campionati che gioco per il Topone, i Campionati Assoluti a Squadre sono stati gli ultimi nei quali mi hanno accolta, l’avventura per me è cominciata nel 2013 ed è ben cominciata perché abbiamo vinto la serie A ed adesso l’Eccellenza.
Quale è stato l’incontro più difficile e perché?
C’è stato un incontro dove le avversarie facevano cose strane (non irregolari, proprio strane) ed eravamo in difficoltà a prendere le misure… Comunque abbiamo vinto lo stesso perché le stranezze di solito non pagano.
Ci racconti una mano significativa del Campionato?
Ovviamente sull’attacco abbiamo preso il taglio, me l’ero immaginato avendo 5 carte di Cuori e sentendo che la mia aveva il fermo, ma poi Kikka ha portato a casa questo Slam non indovinando la posizione del 10 ma sullo squeeze.
Quali sono stati, a tuo parere, i vostri punti di forza in questa competizione?
Anche questo Campionato era cominciato con dei problemi, la mia compagna doveva essere Babeth Hugon, con la quale avevo giocato anche nel 2013, ma purtroppo all’ultimo momento con il fatto della Selezione francese ha ritenuto di avere troppi impegni e pertanto ci ha detto che non sarebbe potuta venire in Italia. Mai avrei pensato di aver la fortuna di poter giocare con Kikka Piscitelli (mia compagna di tanti successi con la squadra Martellini per due anni), forte giocatrice e grande amica.
Purtroppo io avevo un campionato in Francia sabato e domenica e pertanto ho potuto giocare solo fino a sabato mattina, comunque le mie fantastiche compagne hanno giocato benissimo gli ultimi tre turni contro squadre molto forti meritando appieno la vittoria.
E’ la seconda volta che parto il giorno prima e che vinciamo un Campionato, nel 2011 con la Squadra Martellini stessa storia, e la domenica abbiamo battuto (senza di me) 23/7 sempre la squadra Fornaciari, che aveva 16 punti di vantaggio.
Qual è la più forte delle vostre tre coppie? Perché?
Siamo tutte fortissime perché giochiamo bene e facciamo in modo che l’atmosfera sia piacevole.
Un commento su ciascuna delle tue compagne di squadra:
Monica Aghemo: ottima presenza al tavolo e sempre agguerrita, una volta mi ha detto che si innervosiva quando l’avversario fa presa con l’asso d’atout.
Monica Buratti: tanto carattere ed ottima giocatrice, molto regolare. Abbiamo vinto tanto insieme nella squadra Falciai lei con Darinka ed io con Serenella.
Debora Campagnano: credo di avere il merito di aver reso bene con tanti/e compagni/e.
Antonella Novo: molta grinta e riflessiva assolutamente vincente.
Giuliana Pederzoli: Giuly credo che con questa squadra abbia ritrovato la voglia di giocare che forse le era un po’ passata… Meno male, perché il bridge italiano non può lasciarla a casa!
Francesca Piscitelli: Kikka e’ una forte giocatrice, completa in tutto e credo che la Nazionale italiana abbia acquisito molto valore con lei e Margherita.
E naturalmente un commento sul capitano:
Ennio Nardullo: Al capitano va il merito di aver messo su la squadra e di averla sempre sostenuta.
A proposito di capitano. Vi segue attentamente e sale – giustamente – sul podio con voi a ritirare le medaglie. Ma le merita? Come si comporta con voi durante il campionato e soprattutto quando la squadra va male?
Conoscendo la sua voglia di vincere si potrebbe pensare che il suo atteggiamento cambi nei periodi neri (confessa Francesca l’hai pensato anche tu per porre la domanda…) invece no, anche se ci rimane male ha sempre accettato le disfatte meglio di noi stesse che tendiamo a non perdonarci.
Quante volte giochi durante la settimana? Come ti alleni con la tua compagna?
Gioco poco settimanalmente (forse mai), salvo quando devo allenarmi per qualche evento ed allora approfitto di BBO sia in sala licita che in allenamento di tavolo.
Qual è il tuo punto di riferimento bridgistico? Ovvero: quando sei in disaccordo con la tua compagna qual è l’unico parere di cui ti fidi per dirimere la questione?
Massimo Lanzarotti.
Se tu potessi giocare un campionato con un compagno a tua scelta fra tutti i bridgisti del mondo, chi sceglieresti?
Io manco un po’ di fiducia nelle mie capacità, dunque quando gioco con un compagno molto forte per le prime (tante) volte mi sento di dover dimostrare qualcosa ed è per questo che gioco male. Poi passa. Perciò, a priori non ho tanta voglia di sedermi davanti a qualche illustre per inanellare una serie di bestialità bridgistiche, poi se mi capita mi siedo e spero che lui/lei abbia voglia di attendere…
Quale reputi sia il tuo miglior pregio e il tuo peggior difetto bridgisticamente?
Penso di essere abbastanza “plastica” per adeguarmi a vari compagni/sistemi.
Il mio difetto maggiore è di rendere molto meno se ritengo di essere sotto giudizio (come dicevo prima) ed inoltre ogni tanto giocando col morto confido troppo sul mio istinto per la linea migliore e non rifletto a lungo come dovrei.
Cosa provi quando vinci? E cosa, invece, quando perdi?
Dipende dalla posta in gioco, se si tratta di un risultato mai raggiunto la gioia per la vincita è enorme e la perdita quasi attesa. Quando invece si parla di un risultato ottenuto più volte i sentimenti si invertono.
Qual è il tuo sogno nel cassetto bridgistico?
Vincere qualcosa al livello internazionale.
Parliamo di bridge femminile. Che differenze ci sono rispetto al bridge open/maschile? Che prospettive ha una donna che vuole avvicinarsi al bridge rispetto a un uomo?
Non si può negare che gli uomini siano piu’ forti perche’ riescono a mantenere costante la concentrazione mentre noi donne abbiamo dei cali inspiegabili.
Per quanto riguarda gli inizi, invece, una donna è sicuramente facilitata perché é facile che i forti giocatori siano più disponibili a giocare con le graziose promesse 😉
Il bridge è uno sport della mente. Vivi l’esistenza della categoria “ladies” come qualcosa di negativo o ti sembra corretto dato che questa distinzione esiste in tutti gli sport?
Penso rifletta la realtà delle cose, negare che si giochi a due livelli differenti sarebbe meno discriminante ma assolutamente falso.
Cosa consiglieresti a chi per curiosità si vuole avvicinare al bridge? Cosa si dovrebbe fare per divulgare ulteriormente questo interessantissimo gioco? Ritieni che il bridge dovrebbe essere insegnato a scuola?
Attraverso il bridge si trovano delle affermazioni di noi stessi, a qualunque livello si giochi, è questo che appassiona, ma per arrivarci bisogna vivere il contesto. Se la scuola riuscisse a creare questo contesto allora credo che i ragazzi potrebbero appassionarsi.