I meravigliosi risvolti del gioco del Bridge

Un tavolo di bridgisti da “Guiness dei primati” per l’età dei 4 partecipanti: 361 anni in totale.
E’ una realtà che esiste a Mascalucia, importante Comune in provincia di Catania alle pendici dell’Etna, dove nella tenuta del Barone Antonio Bonajuto si riuniscono anche due volte la settimana, il martedì ed il venerdì, per il rito del tavolo di bridge libero.
Il tavolo è composto da 5 bridgisti : il “decano” Antonio Bonajuto (97 anni), Norberto Strickner (di origini altoatesine ma da oltre 60 a Catania di 95 anni), le “giovani” signore catanesi Antonietta Giuliano (86 anni), Carla Paola (83 anni) e Maria Grazia Gandolfo, la più giovane del gruppo (82 anni).
Una partita libera che i 4 veterani del bridge fanno sia per passare piacevolmente il pomeriggio tra amici, con tè e biscotti, ma soprattutto per la passione per il nostro gioco che serve a loro come a tutti per rimanere in buona forma intellettiva, per allenare la memoria ma soprattutto per impegnarsi in un’attività che riscuote un grande interesse anche dopo la partita per i commenti sul gioco della carta e sulla licita. Ma questo non è tutto: vi è anche un’attenzione al “gioco d’azzardo” poiché al tavolo scommettono 3 centesimi a punto con vincite che possono arrivare anche a 30 punti, cioè nove euro, per un pomeriggio di soddisfazione per slam e manche mantenuti.
E’ stato dimostrato scientificamente da più di uno studio in materia, come quello pubblicato nel giugno 2003 sul New England Journal of Medicine, che i soggetti che giocano a bridge od altri sport della mente subiscono un minore decadimento delle proprie facoltà cognitive, rispetto ad altri anziani che non fanno alcuno sforzo per esercitare le proprie capacità di ragionamento e che non esercitano costantemente le proprie capacità intellettive e la propria memoria.
Il bridge è certamente uno strumento, che oltre ad essere una passione ed un piacevole modo di passare il tempo, utilissimo per contrastare e rallentare significativamente tale naturale peggioramento.
In un recente libro “Bridge e Cervello”, l’autore, il bridgista e neurologo Franco Caviezel, dedica un capitolo “al bridge e gli anziani” sottolineando l’importanza di tale attività per frenare il decadimento delle facoltà cognitive, con dimostrazioni scientifiche ma anche citando sia Cicerone il quale sosteneva: “memoria minuitur nisi eam exerceat” sia gli autori anglosassoni “use it or lose it” ed in sintesi o si usa una funzione o la si perde.
Ho avuto l’occasione di giocare in coppia con Antonio Bonajuto e posso garantire la lucidità della disamina delle situazioni di gioco, poiché “garbatamente” mi ha fatto osservare, dopo una smazzata in cui ero andato “down” che dovevo scegliere una diversa linea di gioco così avrei realizzato il contratto con una manovra più accorta.
Bonajuto a buon diritto fa parte della storia del bridge poiché nel 1958 ha vinto il titolo italiano a coppie libere giocando con il fratello Mario, ormai scomparso. Nei primi anni sessanta ha partecipato alla Selezione per la Nazionale italiana, ma non è stato chiamato in azzurro per una divergenza di giudizio sul contratto finale da giocare poiché il “mister”, secondo Antonio, non conosceva bene il sistema da loro giocato : corto-lungo alla francese, il “canapè”.
Per il nostro padrone di casa è, quasi certamente, un record giocare a bridge da ben 85 anni. Ricorda, infatti, di avere imparato il bridge nel 1928 a soli dodici anni, guardando i genitori giocare nelle serate estive proprio a Mascalucia dove si trasferivano da Catania. Poi, assieme al fratello Mario, più grande di 6 anni, ha cominciato a frequentare il Circolo catanese dello “Sport Club”.
In quel periodo i genitori di Bonajuto giocavano il “bridge auction”, che rispetto alla prima forma di bridge ha comportato il passaggio dalla scala gerarchica dei semi del poker (Come,
Quando,
Fuori,
Piove) a quella attuale (
Prendi,
Cara,
Questi,
Fiori) ed ancora non esisteva il concetto di “vulnerabilità”. Per vincere la manche valevano tutte le prese realizzate, indipendentemente da quelle dichiarate. Ogni presa valeva 10 punti a SA, 9 a Picche, 8 a Cuori, 7 a Quadri e 6 a Fiori. Per la manche era necessario realizzare 30 punti e per aggiudicarsi il rubber occorreva vincere due manche.
Coevamente da un’idea di Harold Stirling Vanderbilt si sviluppò il “Contract Bridge”, che si diffuse nei primi anni trenta e che giochiamo ancora adesso. Il bridge moderno si impose grazie anche al mitico Ely Culbertson che codificò il suo sistema in due libri, entrambi tra i più grandi successi editoriali dell’epoca il : “The Culbertson Summary” ed il “Blue Book” e successivamente nel 1929 fondò la rivista “The Bridge World”, a tutt’oggi la più prestigiosa rivista di bridge.
Oltre ad alcune Coppe vinte, il nostro padrone di casa conserva due vere “chicche” cioè due libri sull’auction bridge: “Auction in Ten Lessons” di Grace Montgomery, pubblicato a New York nel 1912 da Charles Scribner’s Sons, ed il coevo: “Auction Bridge ou Bridge aux Encheres” del Comte de Bellefonds, pubblicato a Parigi da Ernest Flammarion.
Nel trasloco da “Palazzo Bonajuto” a Mascalucia sono andate perdute le riviste di Bridge d’Italia e le “rarità” cioè il bollettino mensile del’Associazione Italiana Ponte (ma nella pagine interne vi era l’invito ad iscriversi all’Associazione Italiana Bridge) di cui è riuscito a conservare il numero uno edito a Milano nel gennaio-febbraio del 1938, prezzo lire 4, con editoriale di Ely Culbertson, ed un articolo del viennese Paul Stern. Doveroso ricordare gli storici collaboratori della prima rivista: Acchiappati Piero, Baroni Paolo, Giannuzzi Adolfo, Morpurgo Raoul, Pontemoli Enzo, Rosa Federico, Vedovelli Giano.
Il bridge è uno sport che si può giocare a livello agonistico, con eccellenti risultati, sino ad età avanzata.
Infatti ai recenti campionati europei a squadre, che si sono svolti a fine giugno ad Ostenda, la medaglia d’argento è stata vinta dalla squadra di Romain Zaleski (80 anni appena compiuti) che giocava in coppia con il “mito” Benito Garozzo, 86 anni. Da sottolineare che il titolo europeo è sfuggito in finale solo per due m.p. e Garozzo è stato coccolato, affettuosamente, sia dal pubblico che dalla stampa dimostrando ancora una grande visione di gioco e di controgioco con una perfetta lucidità mentale, senza mostrare alcun segnale di decadimento cognitivo.
La smazzata seguente è stata giocata durante queste selezioni per gli Europei di Ostenda.
Il contratto di 3SA – andato down – è stato il più gettonato ma cosa sarebbe successo invece a 5?
Benito Garozzo, leggenda del bridge Italiano, ha fornito la soluzione in pochi secondi:
Su attacco Picche di Ovest, si prende al morto e si gioca il 7 che arriva all’Asso di Ovest. Sul ritorno Picche si ripete l’impasse alla Dama di atout incassando anche il Re.
A e
K e altri due giri di Picche per lo scarto del
J portano al seguente finale:
Ovest, per proteggere la Q, deve conservare l’
A secondo. A questo punto si gioca piccola Cuori. Se entra Est (superando il 10 con il Fante) sul ritorno Cuori si gioca ancora una piccola e si affranca il Re. Se dovesse restare in presa Ovest, qualsiasi ritorno affranca l’undicesima presa.
Benito Garozzo nel 1989, in coppia con Lea Dupont, una delle giocatrici più forti del mondo, scomparsa la primavera di due anni fa, si è dovuto accontentare della medaglia d’argento ai campionati del mondo a coppie Senior svoltosi a Lille in Francia. Per pochi punti il titolo mondiale a Lille è stato conquistato dagli inglesi Irving Gordon e da Boris Schapiro (1909-2002). Quest’ultimo alla “tenera” età di 89 anni, ha dimostrato come si può fermare il declino cognitivo, continuando a giocare a bridge ad altissimo livello. Schapiro detiene il record del giocatore più anziano che è riuscito a vincere un titolo mondiale ed ha bissato il successo che aveva ottenuto ben 57 anni prima nel 1932, quando vinse il titolo mondiale a coppie libere con Oswald Jacoby.
Queste due smazzate dei campionati del mondo di Lille del 1998, di cui è stato protagonista il grande Boris Schapiro.
12 = Cuori ed un minore
Ovest attacca di piccola Cuori tagliata al morto . Piccola Fiori dal morto per la Donna e l’Asso. Ovest ritenendo che Schapiro avesse 4 carte a Picche, 4 a Fiori, 3 a Cuori e Jx a Quadri non rinvia in quest’ultimo colore per non regalare con il ritorno sotto la Q. Il ritorno passivo a Picche permette così a Schapiro di mantenere il contratto Contrato a danno degli avversari che hanno la manche a Cuori ed a carte viste anche con una presa in più.
Il gioco non presenta difficoltà poiché le Quadri affrancate consentono di non effettuare l’impasse a Cuori che, comunque, riesce. Prima di dire 5
Schapiro, secondo gli avversari, ha esitato e quindi a seguito del reclamo il risultato è stato cambiato in 5
+1.
Schapiro ha fatto ricorso alla Commissione di Appello alla quale ha spiegato che non aveva “esitato” bensì doveva fare una valutazione difficile e conseguentemente aveva avuto bisogno di un certo tempo prima di licitare. La sottile motivazione di Schapiro ha convinto la Commissione di Appello, che ha confermato il risultato acquisito al tavolo di 6 realizzate. Un’osservazione sulla licita di Est: dopo il barrage del compagno ed il Contro di Nord avrebbe dovuto immediatamente saltare a 5
, rendendo così molto difficile il dialogo tra Nord e Sud.
Il quotidiano “Sicilia” ha dedicato un articolo in prima pagina ad Antonio Bonajuto: