Ti racconto un Amico

Sto giocando la finale dei campionati societari, e dopo tre turni ho accumulato un vantaggio significativo sui miei avversari pescaresi. Ora il destino mi favorisce depositandomi in mano una delle distribuzioni anarchiche e sghembe che so amministrare così bene:
Q
AKQ54
J
J98643
Mentre seduto in Sud rifletto su come illustrare questa bicolore un po’ asimmetrica, il mio titolato compagno risolve il problema alla radice sottoaprendo primo di mano di 4
. Lo stile regolare del mio partner mi certifica senza dubbio un’ottava, ma siamo in favore di zona e quindi la mano sarà presumibilmente fragile, altrimenti non credo avrebbe esitato a porgermi il barrage a livello 5.
L’avversario destro Passa senza molti problemi e tocca a me.
Ci sono due grandi certezze in questa mano: il mio avversario di sinistra sta per dire qualcosa, e certamente ci racconterà qualcosa delle sue Picche. E dal mio punto di vista 4 sembra difficile da battere: perfino incassare tutte le Cuori potrebbe non essere sufficiente. Mi pare quindi una buona scommessa, in duplicato, rendergli la vita difficile alzando l’asta: in fondo nove carte in linea le abbiamo, anche se divise in modo non molto equo… Pertanto decido di dichiarare 5
.
Ovest pensa lungamente ma poi non se la sente di inserirsi a queste quote rarefatte, e il mio rialzino vince la competizione.
Questa è la mano completa:
Due down, nemmeno Contrate, si riveleranno un modesto pedaggio contro la manche in zona: Est/Ovest possono mantenere fino a livello cinque senza alcuna difficoltà.
Notate quali pensieri funesti suggerisca questo anomalo rialzo a Ovest, che è sicuro di battere la manche ma ha troppo a Quadri per non temere che il Contro non verrà trasformato e che gli arriverà il 5
: e ora? Dire 5
in Asso-Fante quinti con 15 punti di cui esattamente un terzo nel seme avversario? E’ così illogico passare e accontentarsi? In fondo gli avversari sono planati a manche, e non ci sono molte certezze sulla collocazione dei punti residui.
E d’altro canto, sediamoci di nuovo in Ovest e supponiamo che il rialzo non arrivi: ora dichiarare 4 è quasi automatico, no? Si può pagare, certo, ma in duplicato nessun giocatore serio subirebbe questo barrage senza combattere; ed essendo fuori discussione il Contro visto il singolo di Cuori, tanto vale chiamarsi la manche e raccomandarsi ai santi con i quali si è in buona.
In Sud c’era Guido Ferraro, in procinto di aggiungere il campionato societario 2013 al suo infinito palmares. Considero questa licita rappresentativa del suo talento: irridente fino allo sberleffo e al tempo stesso perfettamente logica e straordinariamente psicologica, una volta entrati nel suo stile di ragionamento profondamente anticonformista.
Ora se ne è andato e ci mancherà, anche se non ci siamo ancora bene resi conto di quanto: perché era un esemplare unico, un pezzo insostituibile. Ricordo di lui, oltre ovviamente alle giocate piene di talento, la sua verve nel commentare: in un capannello di amici come in bridgerama. Quel suo inimitabile understatement, la battutaccia sempre pronta per sdrammatizzare le montagne di match point che andavano e venivano, l’ironia sempre irriverente ma mai volgare e offensiva dietro la quale celava la comprensione verso le tribolazioni degli attori, derivante dall’infinito amore per il gioco che lo animava. Tutte cose che non avremo più.
Non ero nella cerchia dei suoi amici e vivevo lontano da lui. Ma anche io, come tutto il bridge italiano, sento di dovergli qualcosa.
Addio, Guido, e grazie di tutto.