HomeLettere alla redazione

Il futuro del bridge – the bright side of the moon

darkside_artRivisitazione della copertina dell’album “The dark side of the moon” dei Pink Floyd (1973)

Cari amici perdonatemi,
ho letto solo oggi l’articolo sul BdI cartaceo di fine 2013 di Bruno Sacerdotti Coen sul Futuro del Bridge (secondo lui); articolo già comparso sul BdI del Febbraio 2008, epoca in cui la rivista era addirittura mensile.
Un vero de profundis per il Bridge Italiano ed Internazionale, con l’eccezione, confermata in verità, di alcune nazioni asiatiche, come Cina ed Indonesia.
Per il nostro paese effettivamente sono una realtà il calo di tesserati, il calo di associazioni, il calo di affluenza ai tornei, il calo degli allievi e l’aumento – beh sì , qualcosa che aumenta c’è – dell’età media del bridgista, dei simultanei nazionali e delle Prime Picche.
Ma un po’ perché sono una innata voce fuori dal coro, sia perché la mia esperienza mi dà segnali diversi, desidero dire la mia.
E’ chiaro che il calo di iscritti è il bilancio negativo tra chi si iscrive e chi se ne va – in tutti i sensi; per controbilanciare le uscite, contro le quali, se le cause non sono “naturali”, comunque qualcosa si può fare, bisogna evidentemente incrementare le entrate; e le entrate si incrementano, salvo fare rientrare nel giro qualcuno che ne esce per ragioni diverse, solo con le scuole Bridge.
Ma io chi sono? Iscritto alla FIGB dal 1975 ho insegnato per un po’ di tempo negli anni ’80, quando non erano necessarie abilitazioni particolari, e ho ricominciato, con tanto di esame e qualifica nel 2006, prima a Piacenza, poi a Rimini ed ora a Parma, tre città medio piccole, tra i 100 e i 200 mila abitanti.
Numeri: non ho mai avuto meno di 25 allievi per il primo anno, con punte di oltre 50; di questi la percentuale di coloro che terminavano il corso e poi proseguivano come a giocare è stata mediamente del 30%; unica vera eccezione quest’anno a Parma con 16 allievi iscritti all’inizio e… 28 iscritti alla fine: forza del passaparola. E per sgombrare il campo dal sospetto che io sia un Messia del Bridge, vi comunico che questi numeri sia a Piacenza che a Rimini, con altri insegnanti, si stanno ripetendo.
Certo, per ottenere questi risultati occorre pianificare e realizzare diverse cose, con l’impegno dell’Associazione, dei soci e dell’insegnante; i risultati, anno per anno, dipenderanno molto dalla qualità degli allievi, ma alla lunga le medie tornano.
Penso di non insegnare nulla ai responsabili federali o ad altri colleghi insegnanti, ma alcuni ingredienti della ricetta ve li voglio dare ugualmente, visto che negli anni e in ambienti diversi ha funzionato:

  • I corsi per allievi devono coinvolgere tutti i soci dell’Associazione, soprattutto nel reclutamento e nell’inserimento, due fasi cruciali: in effetti il passaparola è ancora lo strumento più efficace di reclutamento.
  • Per il primo anno non è indispensabile una rigorosa didattica tecnica, quanto trasmetter e la passione per il gioco e far divertire le persone; chi proseguirà imparerà meglio nel secondo e nel terzo anno.
  • La quota di iscrizione al corso non deve essere troppo alta , per non scoraggiare la partecipazione, ma neppure troppo bassa, per dissuadere chi vorrebbe mollare.
  • L’accoglienza ai nuovi allievi e l’inserimento nella vita del Circolo è la fase essenziale e la più difficile: a questo fine organizziamo tornei misti allievi-ordinari di acclimatamento.
  • Curate puntigliosamente l’inserimento di ex giocatori di Burraco: sono preziosi testimoni per la diffusione di messaggi tranquillizzanti sulla praticabilità del Bridge verso quei comuni mortali che amano giocare a carte

E poi ci sono le metodologie di insegnamento; ognuno ha le sue, ma per me le più importanti sono:

  • assieme ai pacchetti software, l’uso della vecchia e cara lavagna di carta;
  • rendere le lezioni le più interattive possibile;
  • sdrammatizzare, incoraggiare facendo testimoniare i vecchi allievi come esempio;
  • curare l’amalgama e l’amicizia nel gruppo di allievi.

La Federazione ha fatto ultimamente molti passi avanti per la diffusione della conoscenza del Bridge al di fuori dell’ambiente; ma è un fatto che l’80% degli allievi arriva solo per curiosità, senza avere idea del gioco, del movimento, della nostra tradizione; evidentemente c’è ancora molto lavoro da fare.
Se una cosa è morta è senza dubbio il Bridge elitario, quello in cui si entrava così o niente; l’atteggiamento verso i neofiti deve cambiare, meno rigoroso, ma più strutturato pur nella sua flessibilità e leggerezza, in cui l’aspetto ludico e socializzante deve prevalere su quello tecnico e agonistico.
Per concludere, con il massimo rispetto per la pessimistica profezia di Sacerdotti Coen, prima di fissare le esequie del nostro gioco, lasciatemi lanciare un messaggio di speranza: una via d’uscita c’è ancora; bisogna però perseguirla con metodo, sistematicità e il coinvolgimento di tutti gli iscritti. E il robusto supporto della nostra Federazione.
God save the Bridge!
Sergio Ricci (RCG032 – N. 570 Albo Istruttori – ASD Rapid Parma)

Caro Sergio,
grazie.
Grazie per avere condiviso con noi la tua esperienza, grazie per la passione e per avere avvicinato tante persone al Bridge.
Trasmetto la tua mail a Ghigo Ferrari, nuovo Consigliere Federale e responsabile dell’area insegnamento.
Cordialmente,
Rodolfo Cerreto

Caro Sergio,
condivido pienamente la tua analisi, tant’è che, con il settore insegnamento, ci stiamo muovendo proprio nella direzione che anche tu hai sottolineato. Abbiamo inoltre altre iniziative, di cui presto vi faremo tutti partecipi.
Grazie per la tua lettera, siamo sempre disponibili ad accettare buoni consigli.
Cordialmente,
Ghigo Ferrari

 

Redazione

Bridge D'Italia è la rivista ufficiale della Federazione Italiana Gioco Bridge

Potrebbero interessarti anche...

Leggi anche...
Close
Back to top button