
Se le Finali di Coppa Italia non si fossero svolte, come ormai avviene da tre anni, in una Salso imbiancata di neve, si sarebbe potuto citare il Pascoli ed il suo”c’è qualcosa di nuovo oggi nel sole”. Ma, date le condizioni meteorologiche di quelle giornate, dovremo limitarci a dire “c’e stato qualcosa di nuovo sotto la neve”.
La prima novità dell’edizione 2012, è stata che, a differenza di quanto successo da almeno 10 anni a questa parte, nel Men non c’era una squadra favorita netta, mentre ce ne era una nel Women.
Da quando esiste la Coppa Italia Men, infatti, la vittoria della squadra Angelini, in assenza di quella della Lavazza che da anni non partecipa alla manifestazione, poteva darsi per scontata.
I romani non vinsero solo nel 2006 quando, addirittura, non si qualificarono per la fase finale.
Le altre edizioni le hanno vinte tutte. Come pure, se non altrettanto scontata, era sicuramente più che prevedibile, col passaggio di Lauria e Versace in questo team, la vittoria della squadra Zaleski nelle ultime due edizioni.
Al contrario, nel settore Women, nel recente passato almeno due o tre squadre erano date, se non alla pari, almeno come tre possibili vincenti della competizione con qualche preferenza ora per l’una ora per l’altra.
Quest’anno è successo esattamente il contrario.
Nel Men almeno 4 delle 16 squadre giunte alle Finali, ovvero Angelini, Lavazza-Vinci, Zaleski e Lanciano, avevano più che legittime aspettative di fare centro, mentre nel Women una mancata vittoria della squadra di Bernasconi, che ha infatti vinto, avrebbe costituito una vera sorpresa.
Il perché di questo rovesciamento di situazioni, è facilmente spiegabile.
Negli anni del “dominio Angelini”, due delle quattro coppie italiane che potevano e possono fare la differenza, giocavano nella stessa squadra e le altre due non giocavano, oggi queste coppie sono “sparpagliate” tra varie squadre e, di conseguenza, tutte queste squadre possono aspirare alla vittoria finale.
Esattamente il contrario è avvenuto nel settore Women dove ben quattro delle cinque o sei coppie più forti d’Italia, giocano nella stessa squadra.
Quella di Bernasconi appunto. Il cammino di questa squadra, infatti, è stato tutto in discesa e la vittoria delle Campionesse, soprattutto dopo la subitanea eliminazione della squadra Sculli, non è mai stata in serio pericolo.
La seconda novità riguarda la vittoria della squadra Angelini.
Meglio spiegarci: parlare di novità riferendosi ad una vittoria di questo team in questa competizione è una contradictio in terminis alla massima potenza.
La vittoria dei romani non è stata una sorpresa né, tanto meno, una novità.
“Nuovo” è stato il modo in cui questa vittoria è stata ottenuta: ovvero ruotando in continuazione non le coppie, come sarebbe stato normale, ma i singoli membri delle varie coppie al punto che questa squadra non ha praticamente giocato mai, o quasi mai, nella stessa formazione, ma con coppie formate da giocatori diversi.
Questo sta a significare che il Verbo di chi per anni ha sostenuto (giustamente) che il bridge è un gioco di coppia ha fatto il suo tempo? Assolutamente no.
Probabilmente sta a significare che in un gruppo di giocatori dove si respira un sapere bridgistico condiviso e di altissimo livello, si può anche giocare con un compagno non abituale ma facente parte del gruppo e raggiungere comunque grossi risultati.
Detto del cammino senza ostacoli della squadra Bernasconi sino alla vittoria finale, va detto anche che le quattro squadre Men più accreditate hanno raggiunto le semifinali senza grossi problemi.
Nel Women e nel Men sono stati davvero pochi i momenti di una certa suspance.
In due casi nel Men: prima con un momento di relativa difficoltà della squadra Zaleski e poi di quella dei futuri campioni e in un caso nel Women quando la squadra Sculli ”controfavorita” della vigilia, si è trovata sotto contro le romane della Massara.
Le due squadre Men sono riuscite a superare alla grande i rispettivi momentacci.
La squadra Sculli, al contrario, non è riuscita a venire a capo dei suoi problemi. Vediamo come.
Con tutte le altre squadre Men più accreditate alla vigilia che hanno di fatto chiuso le pratiche dopo due tempi di gioco o via “bye” (Lavazza), i detentori della Coppa di Zaleski, hanno appena 19 punti di vantaggio su Grimaldi con 16 mani ancora da giocare.
E 19 punti in 16 board si possono tranquillamente rimontare.
Le distanze si riducono ulteriormente quando, al board 2
Fantoni, con le carte di Est, decide di aprire e Manno di passare.
Quando però la dichiarazione gli torna dopo che gli avversari avevano fittato le Picche, dichiara la sua bicolore Fiori/Cuori di 11 carte. Quando Grimaldi dichiara 4, Lanzarotti col suo fit quarto a Cuori e l’Asso secondo di Fiori, è più che legittimato a difendere. In realtà difende sul nulla perché a 4 Picche si cade così come si cade a 5 Cuori.
Sono 11 per gli inseguitori.
Gli stessi Manno e Lanza però, si riprendono buona parte dei punti persi indovinando il parziale giusto nel board 3.
E poi una bella giocata di Intonti fa capire a tutti che i Campioni in carica non hanno nessuna intenzione di uscire di scena prematuramente.
In tutte e due le sale si giocano 4 Cuori.
In aperta li gioca Nord, Intonti, in chiusa Sud, Grimaldi. Quest’ultimo cattura di Asso al morto l’attacco a Cuori di Lanzarotti e poi muove Picche al Re e l’Asso di Ovest che torna ancora Cuori. Di nuovo in presa col Re del morto, il dichiarante fa l’impasse al Re di Quadri.
Lanza entra di nuovo prosegue col Fante di Quadri per l’Asso di Sud che, a questo punto, ha dato due prese ed ha ancora fuori la Dama d’atout vincente.
Il dichiarante prosegue tagliando una Quadri al morto e poi fa girare il 10 di Picche.
Sipario.
In aperta Intonti è in qualche modo facilitato dall’attacco di 7 di Picche di Est per il Re del morto che viene lasciato in presa. Ma c’è ancora molto lavoro da fare. Riccardo però ne sbriga buona parte rigiocando subito Picche verso il 10 per il Fante di Mascheroni che torna atout. Asso, impasse perdente al Re di Quadri, ancora atout di Ovest. Re di mano, Fiori all’Asso, Picche per l’Asso di Ovest, il taglio e l’affrancamento del Re del morto, Fiori taglio, Re di Picche, per lo scarto di una Fiori, Asso di Quadri, Quadri taglio con l’ultima atout di mano e Fiori per la promozione del Fante d’atout del morto. 12 punti strameritati.
I sogni di gloria di Grimaldi finiscono a questo punto. I milanesi prendono saldamente in mano le redini dell’incontro e lo chiudono con ampio vantaggio.
L’unica eliminazione a sorpresa, negli Ottavi, è quella della squadra Sculli che, nelle previsioni della vigilia, veniva data come l’avversaria più accreditata delle superfavorite di Bernasconi.
Le reggine, dopo aver condotto per i primi due tempi di gioco, nel terzo hanno subito un prepotente ritorno delle romane della Massara che hanno così passato meritatamente il turno. Le romane, sotto di 30 dopo i primi due tempi e consapevoli di non essere superiori alle avversarie dal punto di vista tecnico, hanno deciso di giocare il terzo tempo rischiando il tutto per tutto. Decisione che, in questa circostanza, si è rivelata quella vincente.
Due esempi del loro stile di gioco in questo tempo entrambi presi dalla sala aperta contro le incolpevoli sorelle Martellini.
Nel board 9, la Massara, in Ovest e in zona contro prima, ha:
e la dichiarazione le arriva dopo l’apertura di 3 di Nord ed il passo di Est e Sud. Decide, senza neanche pensarci troppo, di dichiarare 5
.
Questa la smazzata completa:
Ora è vero che, invertendo le carte di Est e di Sud, le orizzontali avrebbero fatto 7 e sarebbero cadute a 5
, è vero che, nell’altra sala, Est avrebbe potuto e dovuto rialzare a 5 sul 4
dichiarato da Ovest, rimane però il fatto che la dichiarazione della romana rischiosa quanto si vuole (ma fatta per la scelta della tattica da usare in questo tempo), si è rivelata quella vincente.
Come pure si è rivelata vincente quella fatta dalla sua compagna nel board 15.
In questo board la Mercuri solleva, in Est:
La compagna apre di 1 e fa Gazzilli con 2
sulla sua risposta di 1
. Sul 2
della Mercuri, dichiara poi una bilanciata forte con la quinta di Cuori ed il doppio a PiccheMa diciamo che queste ultime informazioni (peraltro l’ultima bugiarda, come vedrete nel diagramma), sono un di più perché Ovest ha, di fatto, già deciso di chiamare slam a fronte di una mano forte della compagna.
Infatti dichiara 6.
Questa la mano completa:
Come si vede, visto che la Dama di Fiori è ben messa, 12 prese sono di rigorosa battuta.
Da notare che anche la Massara, ha fatto una Gazzilli davvero “al limite”.
Anche in questa occasione i punti guadagnati sono tanti perché nell’altra sala si fermano a manche.
Ho voluto riportare queste due mani non perché siano particolarmente interessanti dal punto di vista tecnico ma per mostrare che a bridge, ovviamente nei giorni di “buona”, una tattica esasperata contro avversarie sulla carta superiori (anche se in queste due occasioni in chiusa non si sono espresse al meglio), può far vincere, come avvenuto in questo caso, incontri già quasi persi.
Dopo il primo dei tre tempi dei Quarti, mentre Bernasconi nel Women e le altre tre squadre favorite nel Men, hanno già posto le basi per una più o meno tranquilla vittoria, Angelini è sotto di 25 contro i pescaresi di Colarossi. Nel corso del secondo tempo però, i romani riescono a recuperare lo svantaggio e a passare decisamente al comando.
2 sono i board più costosi per gli Abruzzesi. Nel primo, il board 2, è proprio il capitano ad indovinare dichiarazione e poi a giocare molto bene la mano.
Mentre nell’altra sala i pescaresi giocano e fanno 4 giuste dopo l’attacco a Fiori di Versace, nell’altra sala la dichiarazione è questa:
L’attacco di Asso di Fiori di Ovest non crea certo altri problemi ma, nello stesso tempo, non li risolve certo tutti. Il ritorno è Fiori per il Re di mano. Ora Angelini gioca Re di Picche e poi la Dama montandola con l’Asso del morto. Da qui fa l’impasse al Re di Cuori e, quando questo riesce, il dichiarante che, dagli scarti avversari sa che le Picche sono 4/3, scarta l’altra Cuori di mano sul Fante di Picche e poi fa l’impasse a Quadri.
Qualsiasi altra linea di gioco (ad esempio un secondo impasse a Cuori) o un tempo sbagliato sarebbero stati vitali per il buon esito del contratto.
Nel board 8…
Colarossi e Severini non scelgono la mano giusta per tirare. Infatti mentre nell’altra sala Lauria gioca 3 SA dopo che Versace ha dichiarato una monocolore di Fiori non forte, in aperta la dichiarazione va così:
Qualche spiegazione si impone.
1 può essere di tutto e di più al di sotto dell’apertura di 1
forte. 2
dà una monocolore massima di fiori. 3
è un interrogativa sul numero di carte di Picche possedute da Ovest. Ora per dare il singolo, Colarossi avrebbe dovuto dichiarare 3SA ma, temendo il Passo del compagno e vedendo che la sua mano non è affatto massima, esce dagli schemi e dichiara 5 Fiori a salto. Severini, con l’Asso di Quadri e Asso e 10 di Fiori e sempre in attesa di una mano massima dal compagno, spera che questi, oltre le carte che ha, abbia anche il Re di Cuori o, almeno la Dama per giocarsi lo slam su un impasse (ma non solo).
Non sarà certamente uno slam di battuta ma se ne sono visti di molto peggiori. E’ comunque uno slam che l’attacco Cuori batterebbe con qualsiasi distribuzione. Con le Fiori così mal divise (basterebbe la 3/1) però, si batte o attaccando Cuori o Quadri, o rigiocando Quadri (non più Cuori) dopo aver incassato l’Asso di Picche.
Primavera decide di far soffrire un po’ i tifosi dei romani. Infatti attacca di Asso di Picche e poi fa passare parecchio tempo prima di rigiocare. Gioca però piccola Quadri e, per il dichiarante non c’è più niente da fare. Severini infatti, vista la 4/0 a Fiori, non può far altro che sperare che il possessore delle 4 Fiori abbia anche 4 Picche per poter scartare le sue Cuori perdenti. Angelini però di Picche ne ha due sole. Taglia quindi il terzo giro nel colore e, rigiocando Quadri, condanna il contratto a due prese di caduta.